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La collaborazione tra Hamas e ISIS è sempre più stretta. Grandi tunnel partono dalla Striscia di Gaza e sbucano nel Sinai controllato dai miliziani del Califfo Nero per portare armi, denaro e persino i terroristi feriti negli scontri con l’esercito egiziano.

I rapporti tra Hamas e ISIS sono stati “regolamentati” il mese scorso quando due importanti membri del gruppo terrorista che tiene in ostaggio la Striscia di Gaza, Mohammed Sami e Mahmoud Zinet, si sono recati nel Sinai per decidere il “tariffario delle prestazioni” in entrata e in uscita. Hamas ha bisogno di armi e di implementare varie forme di commercio mentre ISIS nel Sinai (Ansar Bait al-Maqdis) ha bisogno di denaro e, soprattutto, di un ricovero per curare i feriti e per nascondersi dagli attacchi dell’esercito egiziano. Il cerchio si è chiuso la scorsa settimana quando il più importante contrabbandiere beduino vicino al ISIS, Ibrahim Abu al-Kariya, si è recato nella Striscia di Gaza per concordare con i vertici dell’ala militare di Hamas le metodologie per far entrare i feriti ISIS a Gaza dove possono essere curati e nel contempo stabilire i termini del tornaconto per Hamas. I miliziani del ISIS non hanno la possibilità di accedere alle cure nel Sinai visto che gli ospedali sono sotto il controllo dell’esercito egiziano e per questo sono costretti a rifugiarsi a Gaza per avere le cure di cui hanno bisogno. Era raggiungere un accordo su questo problema la priorità per Ibrahim Abu al-Kariya che, secondo fonti di intelligence, ha incontrato Muhammed Deif e Yahya Sinwar, cioè i vertici dell’ala militare di Hamas. In cambio Hamas riceverà denaro e armi oltre alla collaborazione per attacchi in suolo israeliano.

Vertice al Cairo

Nei giorni scorsi alti funzionari della intelligence israeliana si sono recati al Cairo per concordare con i loro parigrado egiziani una strategia volta a contrastare l’accordo tra Hamas e ISIS nel Sinai. E’ venuto fuori che nonostante gli sforzi egiziani Hamas continua imperterrito a costruire tunnel che sbucano nel Sinai, grandi tunnel dove passa di tutto, dagli animali ai missili. Gli egiziani hanno mostrato i risultati raggiunti sul versante del valico di Rafah ma hanno ammesso che su quello del Sinai stanno sostanzialmente fallendo. Il problema, secondo una fonte israeliana, è che si conosce bene l’ingresso dei tunnel dal versante di Gaza ma non si riesce ad individuarne le uscite sul versante del Sinai. Per questo israeliani ed egiziani avrebbero messo a punto un piano basato sullo scambio di informazioni volto a individuare le uscite dei tunnel sul versante del Sinai e distruggerle. Ma la collaborazione tra Hamas, ISIS e i potenti beduini complica non poco le operazioni e rende difficile infiltrare informatori all’interno dei gruppi terroristici. Una soluzione potrebbe essere aumentare notevolmente l’uso dei droni ma per farlo l’Egitto dovrebbe autorizzare i droni israeliani al sorvolo del suo territorio il che politicamente comporta non pochi problemi (per gli egiziani), ma al momento sembra l’unico accordo possibile. Sapremo i prossimi giorni se un accordo in tal senso è stato raggiunto.

Salafiti di Gaza passano con ISIS

Un altro aspetto che è emerso dal vertice delle intelligence israeliana ed egiziana è quello del passaggio di molti miliziani salafiti da Hamas a ISIS. Non è chiaro se su questo ci sia un accordo preciso tra i due gruppi terroristici, ma secondo fonti israeliane il passaggio di miliziani salafiti da Hamas a ISIS è massiccio tanto da far pensare a una strategia precisa o quantomeno ad un accordo di collaborazione tra le parti.

Quello che appare sempre più evidente è che Hamas, o quantomeno la sua ala militare, sta stringendo sempre più concretamente una alleanza strategica con Ansar Bait al-Maqdis, cioè con l’ISIS. D’altro canto era una cosa più che prevedibile dato che gli interessi e l’ideologia di Hamas e di ISIS sono convergenti e Hamas in questo momento in cui è abbandonato dagli arabi non ha altra alternativa che quella di cercare altre alleanze. Per farlo si muove su due direttive apparentemente opposte, quella di ISIS e quella iraniana di cui però parleremo in un secondo tempo.

Scritto da Paola P.