Assad può dormire sonni tranquilli, il temuto attacco americano in Siria si è rivelato giusto un buffetto più che una sberla. Ha prevalso (forse giustamente) il timore di una grave escalation con la Russia. Ma i problemi sul campo rimangono.
Attacchi circoscritti effettuati con particolare attenzione a non svegliare l’orso russo. Questa è la sintesi dell’attacco condotto dagli USA, dalla Gran Bretagna e dalla Francia sulla Siria.
Le immagini satellitari diffuse questa mattina da diversi siti americani mostrano che i missili hanno colpito con precisione chirurgica alcune infrastrutture siriane legate al programma di armamento chimico di Bashar al-Assad. Non è chiaro però se in quelle strutture ci fossero veramente armi chimiche.
Nessuna base iraniana o di Hezbollah è stata toccata, tanto meno quelle russe. Israele contava sul fatto che americani, inglesi e francesi mettessero nel conto di colpire anche le basi dei pasdaran iraniani in Siria e probabilmente all’inizio l’intenzione (almeno da parte americana) era quella, se non altro per mandare un segnale a Teheran. Ma poi il timore di una reazione russa ha prevalso e si è scelta la “linea soft”.
A cosa è servito allora questo “annunciatissimo” attacco alla Siria che per giorni ha concentrato l’attenzione di diplomazie e media e che continua a sollevare un vespaio anche dopo che si è appurato che non è stato poi così devastante e micidiale per il regime di Assad com’era stato annunciato?
Ad essere sinceri è difficile dire a cosa è servito, ma possiamo dire a cosa non è servito. Di sicuro non è servito a tranquillizzare Israele e a placare il suo timore in merito alla presenza iraniana in Siria. Ormai gli israeliani hanno capito che se vogliono impedire ai pasdaran iraniani di stabilirsi in pianta stabile in territorio siriano lo dovranno fare da soli. Non è servito nemmeno a mostrare i muscoli con Putin, anzi, se c’è una cosa che questo raid ha dimostrato è proprio che gli occidentali temono le reazioni dello Zar russo.
Probabilmente non è servito nemmeno a convincere Assad a non usare più le armi chimiche. Per usare le parole dell’analista israeliano Ron Ben-Yishai, quello che doveva essere un cartellino rosso ad Assad si è rivelato essere un cartellino giallo e pure sbiadito. Come non è servito ad intimorire gli iraniani, nemmeno sfiorati dai missili “intelligenti” degli alleati.
Lo strano episodio della base iraniana
In questo contesto si inserisce lo strano episodio che riguarda la base iraniana del Monte Azzan, vicino ad Aleppo. Secondo diverse fonti la notte scorsa ci sarebbe stata una serie di enormi esplosioni che hanno provocato la morte di 20 militari iraniani (o miliziani di Hezbollah). Stando ai medi arabi si sarebbe trattato di un attacco aereo israeliano, ma secondo Hezbollah le esplosioni sarebbero il frutto di un incidente.
Anche in questo caso è difficile capire dove stia la verità, anche perché da Gerusalemme non filtra nulla, ma il sospetto che gli israeliani abbiano colpito quella importantissima base (soprattutto per la logistica degli Hezbollah) è molto forte. Se fosse vero sarebbe l’ennesima dimostrazione che se Israele vuole impedire agli iraniani di posizionarsi in Siria è costretto a farlo da solo.