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Lo Stato Islamico sta usando la grande diga di Tabqa, in Siria, come rifugio sicuro per i suoi leader, come centro operativo e infine come centro di detenzioni per i prigionieri giudicati “importanti”. Lo riferisce il Wall Street Journal che cita uno dei maggiori esperti di Medio Oriente, il prof. Ariel Ahram della Virginia Tech.

La diga di Tabqa si trova a 25 miglia da Raqqa e secondo i leader dello Stato Islamico è il posto più sicuro per proteggersi dagli attacchi americani in quanto un attacco aereo comporterebbe la distruzione della diga con danni immensi sia per la Siria che per l’Iraq. L’importatissima diga è stata conquistata dallo Stato Islamico nel 2013 ed è pesantemente sorvegliata sia all’esterno che all’interno con un sistema a compartimentazione.

Secondo il prof. Ariel Ahram un attacco aereo alla diga comporterebbe la sua distruzione con conseguenze drammatiche, alluvioni in Iraq e interruzione della corrente in tutta la Siria orientale. Questo rende la diga di Taqba uno dei posti più sicuri per i leader dello Stato Islamico.

Il rapporto del Wall Street Journal sostiene che i vertici militari degli Stati Uniti sono a conoscenza del fatto che la diga di Taqba sia usata come rifugio per i leader dello Stato Islamico e come centro operativo, ma che non può attaccarla nemmeno via terra perché il timore che i terroristi dello Stato Islamico la facciano saltare è molto forte. Tuttavia, come fa notare Aaron Wolf della Oregon State University, non si può lasciare il controllo di una diga così importante allo Stato Islamico.

Ma il Wall Street Journal sostiene che, secondo fonti del Pentagono, al momento gli americani giudicano impossibile togliere il controllo della grande diga allo Stato Islamico anche se ammettono che il fatto che i terroristi controllino una così importante struttura sia un enorme problema per la coalizione e non solo perché rende impossibile colpire i vertici dell’ISIS ma soprattutto perché se messi alle strette i terroristi non esiterebbero a farla saltare in aria.

Redazione