E se la Cisgiordania, che qualcuno si ostina a chiamare Palestina, passasse (tornasse) alla Giordania? E’ questa l’idea che sembra farsi avanti prepotentemente tra le teste pensanti arabe. Una sorta di federazione oppure una vera e propria annessione.
Ne parla uno dei giornalisti arabi più in vista, Daoud Kuttab, in un lungo editoriale apparso su diverse testate e giornali arabi nel quale il primo giornalista arabo ad aver mai intervistato un Premier israeliano riporta alcune considerazioni e fatti che fanno pensare che una annessione della Cisgiordania al Regno Hascemita di Giordania sia più di una semplice ipotesi.
Daoud Kuttab parte dal concetto, ormai appurato, che gli accordi di Oslo sono miseramente falliti e che quell’approccio al problema oggi non ha più alcun senso. Ma a rompere gli indugi e a proporre (riproporre) l’ipotesi di una annessione della Cisgiordania alla Giordania è stato il Principe giordano Hassan bin Talal. Lo ha fatto nel mese di ottobre durante un incontro con la “Ebal carity”, un ente caritatevole giordano composto anche da membri della Autorità Nazionale Palestinese (ANP). In quell’occasione il Principe Hassan bin Talal ha ricordato ai presenti che “la Cisgiordania è parte del Regno Hascemita di Giordania e che ad esso deve tornare”. Il Principe in quell’occasione ha voluto ricordare che lui non si oppone alla soluzione dei “due Stati” ma che ormai quel concetto è superato dagli eventi e che quindi occorre tornare al progetto originario che era proprio quello di unire la cosiddetta “Palestina” alla Giordania.
Immediatamente gli ha fatto eco uno dei leader più importanti di Fatah, Farouk al Qadoumi, che era anche tra i fondatori del movimento palestinese. Ebbene, Farouk al Qadoumi in una intervista al giornale arabo con sede a Londra, Al Quds Al Arabi, ha detto che “l’idea di un ritorno della Cisgiordania alla Giordania come ente federato o come territorio annesso non era per niente da scartare, anzi, poteva essere l’unica vera alternativa”. Qadaumi fu uno dei più accesi contestatori degli accordi di Oslo e ha accusato Abu Mazen di essere l’artefice dell’avvelenamento di Yasser Arafat.
Ma a chiudere il cerchio ci sono le notizie, diffuse sempre da Al Quds Al Arabi, che all’inizio di dicembre sarebbe stato lo stesso Abu Mazen a informare i leader dell’OLP che “era allo studio un nuovo progetto di confederazione con la Giordania”. Abu Mazen ha citato alcuni studi condotti da un team di esperti che vedono in una annessione della Cisgiordania alla Giordania la formula migliore per risolvere definitivamente la cosiddetta “questione palestinese”, studi che trovano conforto anche in un sondaggio tra gli abitanti della Cisgiordania che vedrebbero di buon occhio una annessione o una confederazione con il Regno Hascemita.
In questo contesto si potrebbe vedere anche la visita a sorpresa (e tenuta segreta fino all’ultimo) fatta nei giorni scorsi dal Premier Israeliano, Benyamin Netanyahu, in Giordania, una visita che certo aveva come priorità la situazione in Siria ma che non è escluso possa essere servita anche per definire questo nuovo progetto di soluzione.
E’ chiaro che una soluzione del genere taglierebbe fuori completamente Hamas dalla Cisgiordania (da qui gli allarmi dei giorni scorsi di un possibile colpo di mano dei terroristi) il che non può non piacere ad Israele. Non solo, metterebbe definitivamente la parola fine sulla cosiddetta “questione palestinese” e sul conflitto arabo-israeliano.
Ben inteso, non è una soluzione facilissima da realizzare. Ci sono moltissime varianti e svariati interessi in gioco (interessi anche esterni) che potrebbero compromettere quella che sembra una strada ben avviata. Ci sono troppi interessi milionari dietro al conflitto arabo-israeliano a partire dai cosiddetti “aiuti ai palestinesi” che muovono una macchina da diverse centinaia di milioni di dollari l’anno, una torta alla quale le cosiddette “organizzazioni pacifiste” non rinunceranno tanto facilmente. E poi c’è Hamas che farà di tutto per impedirlo e per non rimanere completamente isolato con il rischio, concreto, che una volta avviata questa strada anche per Gaza si apra la soluzione di una annessione all’Egitto, strada per altro ventila da più parti. Staremo a vedere cosa succederà nelle prossime settimane. Per il momento questa sembra essere la migliore soluzione per tutti.
Noemi Cabitza