Se in Iran il Presidente della Repubblica Islamica, Hassan Rouhani, avesse un qualche potere decisionale forse la proposta di un incontro con il Presidente americano, Donald Trump, potrebbe avere una qualche possibilità di successo. Ma in Iran il Presidente risponde alla Guida suprema, Ali Khamenei, ma soprattutto nulla avviene senza il consenso del potentissimo Corpo dei Guardiani della Rivoluzione, i famosi Pasdaran.
Ieri il capo dei Pasdaran, il Generale Mohammad Ali Jafari, ha ribadito quanto già detto martedì scorso alla notizia della disponibilità americana a un incontro diretto con gli iraniani, cioè un NO secco. «Signor Trump! L’Iran non è la Corea del Nord» ha detto Jafari in una dichiarazione rilasciata all’agenzia Fars News.
Poco prima il Presidente americano, Donald Trump, parlando dal palco di un avvenimento elettorale che si svolgeva a Tampa, in Florida, aveva ribadito la sua disponibilità a incontrare il Presidente iraniano facendo intendere che forse l’incontro sarebbe potuto avvenire in tempi brevi. Tuttavia Trump aveva ribadito anche la sua ferma volontà nel demolire l’accordo sul nucleare iraniano definendolo «uno spettacolo dell’orrore».
Opinioni diverse in Iran
Tuttavia in Iran ci sono anche opinioni diverse in merito a un possibile faccia a faccia tra Trump e Rouhani. Mentre il Ministro degli esteri, Mohammad Javad Zarif, si allinea con i Pasdaran affermando che gli Stati Uniti hanno avuto due anni di colloqui per decidere sull’accordo sul nucleare iraniano, uno dei più influenti religiosi del paese, Ali Akbar Nategh Nouri, afferma che la proposta di Trump non dovrebbe essere scartata a priori e, anzi, dovrebbe essere attentamente valutata aggiungendo che la proposta dovrebbe essere sottoposta al vaglio del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale e non lasciata alla decisione di singoli elementi e/o organizzazioni.
Il Presidente Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano e i prossimi giorni scatteranno pesanti sanzioni sia contro l’Iran che contro chi fa affari con il regime iraniano, fatto questo che rischia di mettere definitamente in ginocchio l’economia del regime degli Ayatollah.