Colpo di scena di Rashida Tlaib. Dopo che il Ministro degli Interni israeliano Aryeh Deri aveva approvato la sua richiesta di poter entrare in Israele e poter vedere i suoi parenti, in particolare sua nonna novantenne, ora ha cambiato idea e la rifiuta. Scrive su twitter:

Quando ho vinto ho dato la speranza al popolo palestinese che qualcuno potesse finalmente dire la verità sulle condizioni disumane. Non posso permettere allo stato di Israele di portare via quella luce umiliandomi e usando il mio amore per la mia società per inchinarmi alle loro politiche oppressive e razziste”

Poi continua:

Impormi il silenzio e trattarmi come una criminale non è ciò che vuole per me (parla della nonna). Ucciderebbe un pezzo di me. Ho deciso di visitare mia nonna in queste sotto condizioni oppressive che si oppone a tutto quello a cui credo, la lotta contro il razzismo, l’oppressione e la giustizia”.

Ora si rifiuta di andare in Israele “solo per motivi umanitari” pensando di essere stata umiliata per questo. La richiesta di poter entrare in Israele nonostante l’appoggio al BDS era stata firmata dalla stessa Tlaib, dicendo che ogni attività anti-israeliana sarebbe stata evitata. Ora bisogna vedere se la rappresentante del Congresso USA sia rimasta spiazzata dalla risposta positiva del governo israeliano o perché in vena di provocazioni. Il Ministro degli Interni non ha dubbi e va giù pesante:

Ho approvato la sua richiesta come un gesto di buona volontà su base umanitaria, ma era solo una richiesta provocatoria, volta a colpire lo stato di Israele. Apparentemente il suo odio per Israele supera il suo amore per la nonna”

Il Premier Netanyahu ha dato una spiegazione sulla politica israeliana verso i suoi nemici in Occidente:

Come democrazia libera e viva, Israele è aperta a qualsiasi critica con una sola eccezione: la legge israeliana proibisce l’ingresso di persone che chiamano e operano per boicottare Israele, come altre democrazie che impediscono l’ingresso a persone la cui percezione nuoce il paese”.

Negli Stati Uniti conoscono bene i colpi di testa della Tlaib: in un’occasione è stata portata fuori a forza dagli uomini della sicurezza per essere andata in un comizio di Donald Trump durante la campagna 2016, inscenando una protesta isterica; quando è stata eletta dopo il giuramento ha iniziato una danza affermando di volere l’impeachment per il presidente in carica e usando un linguaggio colorito. Quest’ultima uscita fa capire che razza di personaggi la politica USA ha prodotto. Omar e Tlaib non sono per nulla interessate al proprio paese che rappresentano ma sembrano più cavalli di Troia che fanno l’interessi verso organi ostili all’Occidente, come sta succedendo in alcune nazioni europee.