Donald Trump è un pazzo guerrafondaio oppure è un uomo lungimirante costretto a prendere quelle decisioni che il suo predecessore non ha avuto il coraggio di prendere? Il confine tra le due tesi è piuttosto labile.

In queste ore assistiamo attoniti a un crescente innalzamento della tensione sia sul lato siriano e più in generale sul versante mediorientale che su quello ancora più preoccupante della Corea del Nord. Era un momento che in tanti avevano previsto come ‘eredità di Obama’, come cioè un momento inevitabile dovuto ai tremendi errori commessi da Barack Obama in politica estera. Ciò non toglie che solo un pazzo potrebbe vivere queste ore con tranquillità e non essere preoccupato della brutta piega che ha preso la politica americana.

Partendo dalla questione siriana, che paradossalmente è la meno preoccupante, Donald Trump ha subito chiarito che lui non è come Obama. Le linee rosse ‘invalicabili’ più volte tracciate dal suo predecessore e mai effettivamente fatte rispettare, con Donald Trump sono realmente invalicabili. L’attacco missilistico contro una base siriana di qualche giorno fa lanciato come ritorsione al bombardamento con armi chimiche presumibilmente effettuato dall’aviazione siriana è la prova provata che con l’attuale inquilino della Casa Bianca non si scherza.

Ha fatto bene Donald Trump a lanciare quell’attacco? Su questo ci sono ipotesi contrastanti. Di sicuro ha rotto l’apparente idillio tra Stati Uniti e Russia nato dopo l’elezione di Trump alla Casa Bianca e ha aperto una fase nuova nei rapporti tra le due superpotenze. Ma il vero messaggio lanciato con quei missili è che gli Stati Uniti sono tornati prepotentemente sulla scena mediorientale che Obama aveva lasciato al suo destino e di certo a Mosca non ne sono contenti. Figuriamoci a Teheran. Di certo c’è che Donald Trump ha ereditato da Obama una situazione molto complessa in Medio Oriente, una situazione dove gli Stati Uniti erano apparsi francamente deboli e che aveva permesso a Russia e Iran di prendere il sopravvento. Non credo quindi che il Presidente americano avesse una diversa alternativa.

Molto più pericolosa è la questione che riguarda la Corea del Nord. Su questo versante si marcia decisi verso lo scontro armato. Ieri un gruppo di monitoraggio ha detto che la Corea del Nord si sta preparando all’ennesimo test nucleare che dovrebbe avvenire nelle prossime ore. Se ciò dovesse accadere ci troveremmo di fronte a una pesantissima provocazione da parte di Pyongyang che non potrà che avere pesanti conseguenze.

Anche in questo caso ci troviamo però di fronte alla pesante eredità lasciata dagli errori di Obama. La Corea del Nord è potuta arrivare a questo punto dello sviluppo del suo programma nucleare solo grazie alla ‘immobilità’ di Obama, la stessa vista nel caso del programma nucleare iraniano. Che i nordcoreani abbiano la bomba atomica è un dato di fatto, ma ancora non sono in grado di minacciare gli Stati Uniti. Hanno problemi con i vettori intercontinentali e sicuramente non sono ancora riusciti a miniaturizzare le testate. Se c’è un momento per minacciare un intervento armato è proprio questo. Anzi, andava fatto prima. La situazione preoccupa? Certo che preoccupa, ma l’alternativa è lasciare che Pyongyang riesca a dotarsi di vettori intercontinentali in grado di minacciare tutto il mondo. Lo stesso rischio che si sta correndo con l’Iran.

Il problema vero non è però la Corea del Nord con il suo potentissimo esercito, il problema vero è la Cina. Cosa farà Pechino in caso di intervento militare degli Stati Uniti contro la Corea del Nord?

Assodato che Donald Trump non può fare altrimenti a meno di permettere a Pyongyang di minacciare tutto il mondo, un attacco alla Corea del Nord rischia di scatenare una escalation con la Cina ed è qui che il Presidente americano deve usare prudenza e capire fino a dove può arrivare. Deve capire cioè se arrivati a un certo punto può andare avanti o fermarsi. Non è una questione di facile interpretazione e sinceramente non siamo convinti della capacità di Donald Trump di capire fino a dove può arrivare. Temiamo che la sua voglia di strafare possa fare più danni che portare benefici. E’ giusto tenere la Corea del Nord sotto il mirino, ma farlo senza l’approvazione della Cina è francamente un bell’azzardo. Il problema è che i tempi stringono con la Corea del Nord vicinissima all’obiettivo di avere vettori in grado di minacciare tutto il mondo. O si interviene prima (cioè adesso) o sarà troppo tardi per farlo.

In conclusione di questo ragionamento, Donald Trump non è un pazzo guerrafondaio, è un uomo che purtroppo ha ereditato dal suo predecessore alcune situazioni gravissime che per essere affrontate necessitano di azioni decise. Questo non vuol dire che Trump ne sia capace o che scelga i metodi giusti per farlo. I nostri dubbi sono solo su questo versante, non sulla necessità di agire che purtroppo appare evidente sia sul versante siriano che, soprattutto, su quello nordcoreano.

E ancora Trump non ha affrontato come si deve la questione iraniana, una cosa che prima o poi dovrà fare anche se il messaggio che sta lanciando a Pyongyang è volto indirettamente anche a Teheran affinché capisca che sul nucleare non può scherzare.