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Una ventata di ottimismo attraversa l’occidente dopo le elezioni in Iran. Aspettando i dati definitivi quella che si profila è una vittoria del cosiddetto “fronte riformista” guidato dal Presidente iraniano Hassan Rouhani e dall’ex Presidente Akbar Hashemi Rafsanjani.

Tutte le previsioni della vigilia in merito al forte astensionismo sono state smentite e gli iraniani sono andati a votare in massa. L’astensionismo ha sempre favorito gli Ayatollah conservatori e questa volta la massiccia partecipazione in un Paese dove la maggioranza degli aventi Diritto al voto hanno meno di 30 anni ha senza dubbio favorito chi promette una sorta di cambiamento.

Ma sarà veramente così? A sentire i fautori della cosiddetta “linea Obama”, quelli cioè che hanno sostenuto l’accordo sul nucleare iraniano e il conseguente sollevamento delle sanzioni all’Iran, quell’accordo ha favorito l’affermazione dei cosiddetti riformisti contribuendo a un positivo cambiamento in Iran che ben presto porterà a considerevoli cambiamenti e a un forte ridimensionamento degli Ayatollah oltranzisti. In realtà in occidente si continua a far confusione con il termine “riformista” intendendo tale termine come viene inteso da noi, ma in Iran non è la stessa cosa. Giusto per fare un esempio, il “riformista” Rouhani ha mandato a morte più gente del suo predecessore oltranzista Mahmud Ahmadinejad, sta conducendo un politica estera molto più aggressiva di quanto non abbia mai fatto Ahmadinejad nei suoi otto anni di mandato. E’ vero, lo fa in maniera più elegante dello sprovveduto contadinotto istruito di Aradan, si presenta al mondo in una maniera più accettabile del suo predecessore, non parla apertamente di nuovi olocausti ebraici o di voler cancellare Israele dalla faccia della terra, si limita semplicemente a farlo senza sproloquiare, con molta più eleganza e dando quel falso senso di sicurezza al quale molti allocchi occidentali hanno creduto. E’ questo il riformismo iraniano per il quale si sta gioendo in Occidente?

Se invece per riformismo in Iran si intende un qualche miglioramento delle condizioni di vita della popolazione (che non vuol dire miglioramento dei Diritti), una apertura ai commerci con l’occidente, togliere un po’ di potere ai Pasdaran e al Grande Ayatollah Ali Khamenei, avere un certo peso nel Consiglio degli Esperti, beh, allora forse si può anche gioire, ma è meglio aspettare di vedere come reagiranno i Pasdaran e se cederanno tanto facilmente il loro attuale immenso potere militare e soprattutto economico. Noi ne dubitiamo moltissimo.

Intanto l’Iran del riformista Rouhani continua a finanziare il terrorismo, a lavorare assiduamente per la distruzione di Israele e a incarcerare e uccidere i dissidenti. E da noi si gioisce.

Scritto da Shihab B.