Prima l’accordo di riconciliazione con Israele, poi le scuse alla Russia. Cosa ha in mente il sultano Erdogan?

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Ha scatenato reazioni rabbiose da parte dei gruppi terroristici palestinesi l’accordo di riconciliazione tra Israele e Turchia. I terroristi palestinesi non hanno digerito che in quell’accordo non ci fosse come condizione la fine del blocco su Gaza. Erdogan aveva sempre detto che qualsiasi ripresa delle relazioni con Israele sarebbe stata condizionata alla fine del blocco di Gaza e ora i terroristi palestinesi si sentono traditi dal sultano turco. Uno dei leader di Hamas in esilio, Osama Hamdan, ha scritto sulla sua pagina Facebook che «Hamas non ha dato il suo consenso all’accordo tra Israele e Turchia» aggiungendo che «hanno prevalso gli interessi economici a scapito di quelli della popolazione di Gaza e del popolo palestinese». Ancora più dura la reazione della Jihad Islamica, altro gruppo terrorista palestinese con base a Gaza ma direttamente collegato all’Iran. Con un comunicato stampa diffuso ieri a Gaza la Jihad Islamica ha definito l’accordo tra Israele e Turchia «una farsa che serve solo a giustificare il riavvicinamento tra l’entità sionista e la Turchia». Più cauta la reazione della ANP (Autorità Nazionale Palestinese) che ha fatto sapere di augurarsi che con la ripresa degli accordi tra Israele e Turchia Ankara possa fare maggiori pressioni sugli israeliani e tutelare maggiormente gli interessi dei palestinesi. Ma fonti da Ramallah riferiscono di un Presidente palestinese furioso per essere stato completamente escluso dalle trattative tra turchi e israeliani. Silenzio tombale invece dalla Mogherini che non deve aver preso bene il fatto di non essere stata coinvolta.

Ma la notizia più appetitosa del dopo annuncio dell’accordo tra Turchia e Israele è senza dubbio quella che arriva dalla Russia. Secondo una dichiarazione rilasciata ieri dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, il Presidente turco Recep Tayyip Erodgan avrebbe inviato una lettera al Presidente russo, Vladimir Putin, nella quale chiede scusa per l’abbattimento del Sukhoi russo e si dice “vicino alla famiglia del pilota ucciso”. Da Ankara non c’è conferma della lettera ma non c’è nemmeno la smentita il che nel gergo della politica è una tacita ammissione.

Cosa ha in mente Erdogan?

Non può non saltare all’occhio la coincidenza temporale degli eventi. Lo stesso giorno in cui si annuncia l’accordo di riconciliazione tra Israele e Turchia si viene a sapere del tentativo di Erdogan di riallacciare anche i rapporti anche con la Russia di Putin. La scaltrezza di Erdogan è nota ed è difficile pensare ad una semplice coincidenza. Molto più probabile che il sultano turco abbia capito che la Turchia non poteva rimanere ai margini dello sconvolgimento strategico che sta avvenendo in Medio Oriente. Le scuse alla Russia potrebbero voler dire anche un’altra cosa, cioè che alla fine Erdogan accetta la permanenza di Assad in Siria a condizione che sia Mosca a tirare le fila e non Teheran e che possa avere mano libera nel Kurdistan. E qui si entra in un discorso di cui si parla poco, cioè la crescente tensione tra la Russia e l’Iran in merito agli obiettivi strategici in Siria. Mosca e Teheran non hanno gli stessi obiettivi. I russi vogliono mantenere la loro presenza in Siria garantendosi i porti e gli aeroporti che già controllano e per questo sostengono Assad. Gli iraniani vogliono invece il controllo reale del territorio e, soprattutto, voglio posizionarsi ai confini con Israele e questo a prescindere da Assad. Ci sono voci insistenti di disaccordi “strategici” tra i militari russi e quelli iraniani e c’è persino chi sostiene che l’aviazione russa abbia bombardato le milizie di Hezbollah (anche se in merito non c’è nessuna conferma). Di sicuro l’alleanza tra Russia e Iran in Siria sta vacillando a causa dei diversi obiettivi strategici e Putin non vede di buon occhio la presenza in Siria né dei militari iraniani né di Hezbollah. Erdogan potrebbe averlo capito e se vuole garantirsi il suo obiettivo strategico, cioè il Kurdistan, non può non prescindere da un accordo con Putin.

Europa e USA esclusi dalla partita

C’è un’altra coincidenza che non può non saltare all’occhio, cioè il viaggio di Netanyahu in Russia pochi gironi prima di tutti questi sconvolgimenti. E’ più che probabile che in quella occasione si siano definite le mosse strategiche che hanno portato a questo susseguirsi di eventi e che Israele e Russia si siano mosse in concerto. Il fatto che il Segretario di Stato americano, John Kerry, sia stato messo al corrente dei fatti solo ieri la dice lunga sulla diffidenza di tutti verso l’Amministrazione americana e verso l’Unione Europea, quest’ultima tenuta volontariamente all’oscuro di tutto. Si ha l’impressione che le grandi decisioni in Medio Oriente siano prese tenendo ben lontano USA e UE, quasi che i leader mediorientali non si fidassero. Forse è anche per questo che soprattutto l’Unione Europea cerca di rientrare in gioco attraverso la sempreverde porta di servizio della questione palestinese. Solo che a quanto pare questa volta manca il sostegno più importante, quello delle potenze musulmane molto più preoccupate di fermare Iran e ISIS e a stringere accordi sicuri con Israele piuttosto che alla inutile questione palestinese.

Scritto da Gabor H. Friedman