Gaza: che fine hanno fatto i sei miliardi di dollari?

6 Novembre 2016

Secondo l’inviato delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, Nikolay Mladenov, a Gaza la gente ha perso le speranze e più che di porti e aeroporti ha bisogno di posti di lavoro e di ricostruire le case distrutte nel conflitto con Israele del 2014. Lo ha detto ieri in una intervista alla radio pubblica israeliana in risposta a una precedente intervista rilasciata a un giornale arabo dal Ministro della Difesa israeliano, Avidgor Lieberman, nella quale il Ministro israeliano diceva che le infrastrutture di Gaza , come porti e aeroporti, si sarebbero potuti costruire solo a condizione che Hamas cessasse le sue attività ostili.

Nikolay Mladenov nella sua intervista ha però fatto una affermazione molto importante ma passata un po’ in sordina. Mladenov ha detto infatti che solo il 10,7% delle 11.000 case distrutte nella guerra del 2014 sono state ricostruite e che anche per questo la gente di Gaza si trova in una situazione di disperazione.

Ora la domanda sorge spontanea: che fine hanno fatto i sei miliardi di dollari donati dalla comunità internazionale per la ricostruzione di Gaza? Perché quelle case non sono state ricostruite nonostante da Israele passino ogni giorno centinaia di tonnellate di materiali edili che dovrebbero servire proprio a quello? Ma soprattutto, che cosa ci fanno gli arabi con tutto quel cemento e altro materiale da costruzione?

Sappiamo (come sanno tutti) che sin dalla fine della guerra Hamas ha ricominciato a costruire i tunnel del terrore invece che ricostruire le case distrutte, il tutto in totale disprezzo per le condizioni della gente di Gaza. Ma questo, sebbene indicativo, non basta comunque a giustificare una così bassa percentuale di case ricostruite in più di due anni. All’inizio Hamas per giustificare il ritardo nella ricostruzione aveva addossato la colpa a Israele accusando lo Stato Ebraico di non consentire il passaggio di materiali da costruzione, una scusa ben presto smentita dal COGAT e dai fatti. Una volta caduta la solita (e più scontata) scusa della “colpa di Israele” semplicemente non se ne è più parlato. Sulla ricostruzione di Gaza è semplicemente sceso il silenzio, ma soprattutto è sceso il silenzio sulla fine dei miliardi di dollari donati dalla comunità internazionale che proprio a quello dovevano servire.

Ora, sappiamo che una parte di quei soldi, specie quelli della Unione Europea, sono stati gestiti dalla Autorità Nazionale Palestinese (ANP) il che giustifica la loro sparizione dato che la ANP è nota per far sparire nel nulla miliardi di dollari senza che nessuno ne chieda conto. Parliamo di circa due/tre miliardi di dollari. Restano quelli dei Paesi arabi, di Banca Mondiale e di altri donatori arrivati direttamente nelle casse di Hamas di cui però se ne sono perse le tracce e di certo non sono stati usati per la ricostruzione di Gaza vista la bassa percentuale di case ricostruite.

La domanda se la sono posta anche alla sede di Banca Mondiale a Washington, una domanda che però non ha ottenuto alcuna risposta anche perché dalla parte palestinese non c’è una figura proposta a questo tipo di dialogo ed è francamente strano che una struttura rigida come World Bank non abbia preteso la nomina di un responsabile per la ricostruzione prima di aprire i cordoni della borsa. E’ tutto incerto, tutto campato in aria. Nessuno controlla nessuno e soprattutto nessuno controlla la destinazione finale di quel mare di soldi affluito nelle casse di Hamas e della ANP subito dopo la guerra, soldi che incredibilmente continuano ad affluire come vedremo nei prossimi giorni con un report dedicato proprio a questo.

Allora ci si permetta di essere stupiti delle parole dell’inviato delle Nazioni Unite in Medio Oriente, parole che di fatto certificano l’impotenza delle istituzioni internazionali nel controllare l’uso dei miliardi di dollari destinati alla popolazione di Gaza, ma anche la connivenza delle stesse istituzioni con Hamas e con la ANP visto che nei fatti danno per scontato che su quei miliardi di dollari non si possa più contare dando il via, come al solito, a una massiccia e nuova profusione di contanti nelle casse dei vari organismi (a partire dalla UNRWA) per far fronte alla “disperazione della gente di Gaza”. Nulla di nuovo quindi sul fronte palestinese, come al solito arrivano soldi a pioggia che immancabilmente spariscono nel nulla, il tutto per continuare con la solita pantomima dei “poveri palestinesi”. Insomma, uno schifo.

Scritto da Adrian Niscemi

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