Striscia di Gaza (Rights Reporter) – Migliaia di dipendenti dell’agenzia delle Nazioni Unite per profughi palestinesi – UNRWA – hanno protestato ieri a Gaza contro la sospensione di decine di milioni di dollari in aiuti finanziari decisa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere parzialmente gli aiuti alla UNRWA. Per il momento hanno tagliato complessivamente 65 milioni di dollari destinati direttamente alla UNRWA e 45 milioni di dollari destinati agli aiuti alimentari.
Migliaia di insegnanti, medici e altro personale si sono riuniti a Gaza City per protestare contro i tagli ala UNRWA. I rappresentanti della UNRWA hanno messo in guardia sul fatto che i tagli decisi dal Presidente Trump potrebbero minacciare la sopravvivenza di milioni di abitanti di Gaza, nonché il Diritto alla Istruzione dei bambini dell’enclave palestinese.
«Siamo numerosi e protestiamo pacificamente lanciando al mondo un segnale fortissimo» ha detto alla folla il Direttore della UNRWA a Gaza, Matthias Schmale. «Per molti anni gli Stati Uniti hanno investito nella UNRWA non solo come mezzo di assistenza ma anche come mezzo di pace» ha detto ancora Schmale, «ora vogliono gettare al vento questo investimento» ha poi concluso.
Israele accusa la UNRWA di contribuire a perpetuare la narrativa palestinese sull’illegittimità di Israele concedendo lo status di rifugiato ai discendenti dei vecchi rifugiati, anche quando sono nati in altri paesi e hanno la cittadinanza lì, condizioni che non si applicano ai rifugiati curati dalla vera agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, la UNHCR.
Da quasi due anni noi e altre associazioni abbiamo chiesto alle Nazioni Unite di chiudere la UNRWA, di accorpare i veri profughi alla UNHCR e di chiedere ai Paesi che ospitano i finti profughi palestinesi di concedere loro cittadinanza e Diritti. Da allora chiediamo il taglio dei finanziamenti a questa vera e propria macchina da diffamazione che lavora costantemente contro la pace. Il Presidente Donald Trump è stato il primo (e speriamo non l’unico) che finalmente ha preso il toro per le corna.