La Germania ha approvato una risoluzione non vincolante nella quale si stabilisce che tra il 1915 e il 1916 la Turchia commise un genocidio nei confronti degli armeni, una risoluzione coraggiosa che non fa altro che ammettere l’evidenza fino ad ora negata solo ed esclusivamente a causa della sottomissione alle minacce della Turchia in merito a possibili gravi ripercussioni, minacce credibili in una Germania dove vivono circa quattro milioni di turchi e in una Europa accerchiata dai profughi che ora rischiano di debordare a milioni verso il vecchio continente.
Dopo la decisione tedesca la Turchia ha richiamato in patria il proprio ambasciatore a Berlino e il sultano Erdogan ha minacciato subito ripercussioni, che tradotto significa quasi certamente che la Turchia non terrà fede agli impegni presi con l’Unione Europea in merito al controllo dei profughi. Sconcertanti le dichiarazioni del Ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, il quale ha detto che «la Turchia non ha nulla di cui vergognarsi» come se massacrare 1,5 milioni di armeni sia per i turchi una cosa del tutto normale.
Ed è proprio sulla mentalità turca che vorremmo soffermarci, una mentalità che dal 1915 non è cambiata di una virgola e gli armeni di una volta sono i curdi di oggi, anche in parte nel collocamento geografico visto che come possiamo vedere dalla mappa qui a fianco gli armeni vivevano in buona parte negli stessi territori oggi abitati dai curdi, anche loro massacrati dai turchi nel silenzio pressoché totale delle grandi potenze.
Già in passato abbiamo affrontato più volte il rischio rappresentato dalla progressiva islamizzazione della Turchia di Erdogan, un deciso passo indietro rispetto alla Turchia laica voluta da Ataturk. Oggi quel passo indietro appare in tutta la sua evidenza nelle politica del sultano di Ankara sia nei confronti delle minoranze interne e delle opposizioni che in quelli dell’Europa che Erdogan ricatta in maniera talmente palese da apparire persino irrisoria e sprezzante. Uno dei ricatti più palesi ma meno pubblicizzati è la repressione verso la minoranza curda sulla quale la NATO e l’Unione Europea mantengono un bassissimo profilo. Il comportamento turco verso i curdi ricorda molto da vicino quello che preparò il genocidio armeno. Prima la demonizzazione e la elevazione al rango di “nemici della Turchia” con tanto di uso del termine “terroristi” per tutti gli armeni, poi il genocidio vero e proprio come “reazione” al pericolo rappresentato da questi “nemici”. Oggi i curdi vivono esattamente la stessa escalation di eventi. Persino i parlamentari curdi eletti nel Parlamento turco rischiano di essere arrestati in quanto curdi. E chiunque in Turchia osi parlare della durissima repressione della Turchia nei confronti dei curdi viene incarcerato. Si pensi solo che negli ultimi mesi l’aviazione turca ha bombardato sistematicamente i curdi che combattono contro lo Stato Islamico, gli unici che lo fanno sul terreno, il tutto nel silenzio totale della colazione che combatte proprio l’ISIS.
Ora la coraggiosa decisione del Parlamento tedesco sul genocidio degli armeni potrebbe aprire uno squarcio in questo velo di ipocrisia che circonda la Turchia e le sue azioni e lo potrebbe fare proprio grazie alla rabbiosa reazione del sultano di Ankara che in molti prevedono “impressionante”.
Scritto da Antonio M. Suarez