Quanto successo ieri nel cantiere della TAV è qualcosa che va oltre la semplice protesta, è un atto terrorista che mirava chiaramente a fare il morto. In questo contesto pesa come un macigno il silenzio di Grillo che, dopo aver invocato le barricate (lo ha fatto ancora ieri) e aver infuocato il confronto sulla TAV, tace miseramente su un atto gravissimo che in tanti tendono a ricollegare al clima di tensione alimentato proprio dalle parole di Grillo.
La cosa è gravissima se anche il Procuratore Caselli, non certo uno che si spaventa per poco, parla di “salto di qualità preoccupante” e invoca “interventi adeguati”.
Quando si invocano le barricate, quando si giustifica in qualche modo la rivolta violenta, queste sono cose che succedono. Gli esaltati di sentono giustificati a compiere qualsiasi atto violento pur di portare avanti le loro istanze, che sarebbero legittime se fossero pacifiche, ma che sono atti di terrorismo se espresse in maniera violenta. Se poi si cerca il morto chiudendo deliberatamente la via di fuga agli operi del cantiere, come è successo ieri, la cosa assume la forma di un vero e proprio atto di guerra.
Per questo, per la gravità dell’atto compiuto, il silenzio di Grillo assomiglia quasi a un “silenzio assenso”. Uno può rimanere contrario alla TAV anche se condanna gli atti di violenza. Non farlo significa condividerli e approvarli. Grillo è rimasto in silenzio, se ne traggano le giuste conclusioni.
Carlotta Visentin