Che tra Iran e Israele sia in corso già da tempo una “guerra ombra” è una cosa credo conclamata. Che la guerra ombra diventi palese dipende da diverse variabili e ci sono quindi diverse possibilità.
Noi cercheremo di analizzarle tutte con estrema semplicità, non da professionisti (questo lo lasciamo ai generali veri o virtuali) ma da semplici uomini della strada ma che qualcosina ne sanno. Una specie di gioco di guerra consapevoli che la guerra non è affatto un gioco.
Perché i due paesi sono in guerra?
Sarà difficile da credere ma fino a quando c’era Saddam Hussein le intelligence dei due paesi collaboravano. Avevano un nemico in comune da combattere.
Dopo la caduta di Saddam le cose sono notevolmente cambiate. La smania degli Ayatollah di dotarsi di armi nucleari non è ben vista dallo Stato Ebraico che dopo aver stroncato il programma di Saddam, più avanti nel tempo stronca anche quello siriano di Assad.
Gli iraniani si sentono nel mirino e così contrattaccano minacciando lo Stato Ebraico di estinzione e, soprattutto, finanziando ed armando Hezbollah (non ancora i palestinesi) con cui Israele si scontrerà due volte.
Il vertice della tensione tra i due Stati mediorientali si raggiunge con la presidenza di Mahmud Ahmadinejad il quale dichiara apertamente la sua intenzione di distruggere Israele e allo stesso tempo imprime una forte accelerata al programma nucleare iraniano.
Da quel momento ad oggi inizia la cosiddetta “guerra occulta” tra Iran e Israele, una guerra fatta da una parte di sabotaggi informatici che rallentano sensibilmente il programma nucleare iraniano [dal virus Stuxnet fino agli ultimi sabotaggi] di omicidi mirati di scienziati iraniani legati al nucleare e altre azioni di intelligence di cui sappiamo poco o nulla, la più eclatante e famosa delle quali la sottrazione da parte del Mossad di decine di migliaia di file compromettenti sul programma nucleare tenuti in un deposito a Teheran.
Da parte iraniana d’altro canto non si va tanto per il sottile con il massiccio riarmo e finanziamento di Hezbollah che con Israele farà due sanguinose guerre e, in particolare dopo il secondo conflitto, verrà massicciamente rifornito di missili iraniani tanto che a tutt’oggi è considerato ancora il pericolo maggiore per lo Stato Ebraico.
Negli ultimi anni l’Iran si è avvicinato fisicamente ai confini con Israele. In Siria dove ci sono uomini dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC) e di Hezbollah a pochi Km dal confine israeliano. Sul fronte sud possono contare invece sulla Jihad Islamica palestinese di base nella Striscia di Gaza e su Hamas, sempre a Gaza. Poi in Iraq ci sono gruppi di Jihadisti legati all’Iran dotati di missili balistici in grado di raggiungere Israele.
Cosa si intende quindi per guerra tra Iran e Israele?
Una guerra aperta si può quasi escludere. Le due nazioni non confinano anche se, come già detto, l’Iran ha spostato in avanti il confine con Israele portandolo in Iraq e, soprattutto, in Siria.
Una guerra con il solo uso di aerei e missili sarebbe quasi impossibile per la ragione di cui sopra. I due paesi sono lontani. Aerei e missili dovrebbero sorvolare altri paesi. Tuttavia Israele dispone di F-35 con i quali potrebbe bombardare obiettivi in Iran senza essere visto. Poi quasi certamente ci sono poi uno o più sommergibili israeliani nel Golfo Persico in grado di lanciare missili (forse con testate nucleari).
Una guerra per corrispondenza sarebbe invece possibilissima, anzi, da parte dell’Iran possiamo dire che sia già in atto considerando che gli Ayatollah finanziano pesantemente gli Hezbollah libanesi, i terroristi palestinesi di Hamas e la Jihad Islamica palestinese.
Quali scelte ha Israele
Dando per scontato che lo Stato Ebraico non può né permettere all’Iran di dotarsi di armi nucleari né consentire agli Ayatollah di continuare ad ammassare uomini e armi sul confine israeliano, arriverà il momento in cui il Governo di Israele dovrà prendere decisioni importanti.
Numero uno. Può bombardare i siti nucleari iraniani, ma non dispone di bombe anti-bunker né di aerei adatti a trasportarle, almeno per quanto ci sia dato sapere. Potrebbe quindi solo seppellire di detriti le centrali nucleari rallentando il programma, ma non può arrivare al cuore (secondo me, sempre meglio di niente).
Di contro il bombardamento delle centrali nucleari iraniane provocherebbe l’immediata risposta iraniana che si manifesterebbe con il lancio massiccio di missili su Israele da parte dei gruppi legati a Teheran. A nord dal Libano e dalla Siria Hezbollah dispone di almeno 150.000 missili. A sud, nella Striscia di Gaza, la Jihad Islamica palestinese e Hamas dispongono di migliaia di missili e colpi di mortaio. Insomma uno scenario da incubo.
Numero due. Può fare affidamento sulla comunità internazionale per fermare la corsa all’atomica dell’Iran. Personalmente questa scelta la scarterei a priori. La comunità internazionale o non ha capito la pericolosità del regime iraniano, oppure lo ha capito ma non riesce o non vuole farci nulla.
Numero tre. Il bis dell’operazione Moked, solo che invece dell’aviazione nemica (che non c’è) si tratterebbe di annientare le postazioni missilistiche di Hezbollah, cioè annientare preventivamente il pericolo maggiore per Israele.
In questo caso mi travesto da analista è do per scontato che l’intelligence israeliana sia in possesso di una mappa piuttosto dettagliata dei principali siti missilistici di Hezbollah, altrimenti questa terza opzione non avrebbe senso. Si tratterebbe anche di entrare momentaneamente e a piccoli gruppi in Libano.
Togliere a Teheran l’artiglio chiamato Hezbollah dovrebbe essere, a mio modestissimo avviso, la priorità assoluta su qualsiasi opzione militare che Israele intenda intraprendere contro l’Iran. Tolto di mezzo Hezbollah, gli Ayatollah rimarrebbero senza opzioni se non quella limitata (o comunque non paragonabile) di Hamas e della Jihad Islamica per nuocere a Israele.
Questa terza opzione, che io preferisco e che dovrebbe essere il preambolo alla prima opzione, è un rischio? Certo, è un grosso rischio, come è un rischio lasciare che gli Ayatollah si dotino di armi nucleari. Si tratta solo di capire quale sia il rischio minore.
Addirittura entrare in Libano è un doppio rischio, quello che comporta un conflitto aperto con Hezbollah e, molto probabilmente, quello di avere schierata contro tutta l’opinione internazionale.
Però la quarta opzione è quella di lasciare liberi gli Ayatollah di dotarsi di armi nucleari. In tanti dicono che anche Israele ha le armi atomiche. Ma, per usare l’esempio calzante di un vecchio amico, un conto è dare un bisturi in mano a un chirurgo, un conto è darlo in mano ad un pazzo serial killer.
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