Migliaia di morti, 300.000 sfollati, oltre un milione di persone colpite, impossibilità per le ONG di portare sostegno alle popolazioni. Questi sono i numeri, in difetto, del conflitto in corso negli stati sudanesi del South Kordofan e del Blue Nile, un conflitto terribile che però non fa notizia.
A confrontarsi dal giugno 2011 sono l’esercito sudanese e quello del Sud Sudan, con l’appoggio di varie tribù schierate da una parte o dall’altra. In ballo le enormi riserve di petrolio dei Monti Nuba e altri ricchissimi giacimenti.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite l’esercito sudanese usa in maniera indiscriminata la propria aviazione per bombardare i villaggi di quella parte di popolazione schierata con il Sud Sudan. Il risultato sono i sopracitati 300.000 profughi (divisi tra Sud Sudan ed Etiopia), migliaia di morti e decine di migliaia di case distrutte cha garantivano un tetto sulla testa a oltre 500.000 persone. Decine le testimonianze di atrocità da parte dell’esercito sudanese che entra nei villaggi bruciando case, violentando donne e uccidendo chiunque si opponga. Migliaia i casi di stupro denunciati all’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli aiuti umanitari.
La situazione umanitaria è resa ancora più difficile dalla decisione presa del Governo di Khartoum di impedire l’accesso delle organizzazioni umanitarie nelle due regioni teatro degli scontri. Un appello lanciato a gennaio da oltre 300 ONG è caduto nel vuoto e sembra che anche le Nazioni Unite si disinteressino di quello che accade all’interno del South Kordofan e del Blue Nile, limitandosi a lanciare appelli alle parti in causa per un cessate il fuoco. E su tutto incombe la prossima stagione delle piogge che dovrebbe iniziare tra poche settimane e che immancabilmente peggiorerà la situazione delle centinaia di migliaia di profughi e di senza tetto. Completamente ignorato l’accordo dell’agosto 2012 tra Khartoum e Juba (raggiunto con la mediazione di Unione Africana e Lega Araba) che prevedeva l’accesso nelle aree di conflitto delle ONG, un piano di vaccinazione e assistenza medica per le popolazioni colpite dal conflitto.
La guerra in South Kordofan e nel Blue Nile rischia quindi di finire nel dimenticatoio, esattamente come è successo per il conflitto in Darfur di cui nessuno parla più nonostante gli oltre 800.000 morti e gli attuali tre milioni di profughi. Non si parla nemmeno più di arrestare Omar Al-Bashir, il dittatore sudanese riconosciuto colpevole di crimini contro l’umanità dal Tribunale Penale Internazionale ma mai effettivamente perseguito.
Quella dei conflitti in corso in Sudan è l’ennesimo scandalo frutto della impotenza dell’Onu e della sostanziale indifferenza della Comunità Internazionale di fronte a veri e propri massacri di massa. Non c’è solo la Siria, non ci sono solo i palestinesi, ma nessuno sembra accorgersene o, più probabilmente, a nessuno interessa veramente.
Claudia Colombo
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