Il mondo arabo sta cambiando e soprattutto sta cambiando la sua visione di Israele e lo sta facendo in modo lento ma inesorabile. Solo il mondo filo-palestinese si ostina a resistere al cambiamento continuando a cavalcare una retorica ormai obsoleta che va avanti da 70 anni.
La storica visita del Ministro degli esteri egiziano, Samah Shoukry, in Israele corredata da una amichevole cena a casa Netanyahu (con tanto di visione della finale degli europei di calcio) ha scatenato meno reazioni ostili di quanto si potesse immaginare nel mondo arabo. In Egitto hanno protestato le opposizioni e i movimenti legati alla Fratellanza Musulmana ma la maggioranza degli egiziani considera la visita di Samah Shoukry in Israele una cosa normale, nemmeno ne parla. Nel mondo arabo e in particolare in quello dei media arabi, compresa la ostile Al-Jazeera, la notizia della storica visita viene riportata come una “spinta egiziana, un contributo, alla soluzione del conflitto israelo-palestinese”. Solo i più attenti vanno oltre e notano invece come il mondo arabo stia cambiando la propria visione di Israele diventato improvvisamente un alleato e non un nemico, una visione che seppur lentamente si sta facendo strada anche tra “l’uomo della strada” arabo, tanto che il Ministro degli Esteri di uno dei maggiori Paesi musulmani può tranquillamente andare in Israele e persino farsi fotografare a casa Netanyahu, una cosa impensabile solo qualche mese fa. Persino l’agenzia di stampa turca Anadolu, notoriamente critica verso l’Egitto, riporta la notizia come se fosse una cosa del tutto normale. Anzi, proprio Anadolu pone l’accento su come grazie alla ripresa delle relazioni tra Turchia e Israele una delegazione turca (che non è come quella del M5S) sia potuta recarsi in visita nella Striscia di Gaza con l’obiettivo di risolvere la grave crisi energetica.
Purtroppo a questo cambiamento in atto nel mondo arabo non corrisponde un adeguato cambiamento del mondo filo-palestinese che continua ad essere più anti-israeliano che filo-palestinese. In realtà la cosa interessa solo di striscio il mondo arabo perché buona parte del mondo filo-palestinese (e fortemente anti-israeliano) risiede in occidente e non nei Paesi arabi. Il mondo arabo ha capito che la falsa retorica dei poveri palestinesi oppressi dai cattivi israeliani non paga più (ammesso che abbia mai pagato) e seppure lentamente si sta muovendo in modo pragmatico, un fatto che però non avviene in occidente dove la spinta antisemita invece che scemare cresce giorno dopo giorno. Anche coloro che pur appartenendo al mondo arabo ma risiedono in occidente sono fortemente anti-israeliani più che filo-palestinesi. Sono per lo più arabi marocchini e tunisini di seconda e terza generazione cresciuti a pane e retorica anti-israeliana a guidare i movimenti filo-palestinesi unitamente a una parte della cosiddetta “società civile”. Gente che con il vero mondo arabo non ha mai avuto legami veri e anche ideologicamente è lontanissima da quel mondo.
Un esempio lampante di come questo mondo sia molto più anti-israeliano che filo-palestinese lo possiamo vedere proprio in questi giorni nei quali una delegazione del M5S si è trovata in visita in Israele. E’ una apoteosi di retorica lontanissima dalla realtà che probabilmente serve al M5S per rafforzare la base a forte trazione antisemita, ma dei veri problemi dei palestinesi, a partire dalla corruzione che blocca lo sviluppo fino al continuo incitamento all’odio che impedisce qualsiasi pacifica convivenza, nessuno ne parla. La cosa importante per gli anti-israeliani occidentali non è il benessere dei palestinesi ma nuocere a suon di retorica a Israele.
Intanto il mondo arabo va avanti a grandi passi verso una normalizzazione dei rapporti con Israele. Certo, la retorica non la possono abbandonare del tutto e improvvisamente, dovrebbero ammettere che per 70 anni hanno strumentalizzato la vicenda palestinese, ma ormai nessuno mette più la Palestina in cima alle priorità. Anzi, se possibile la schifano e ne parlano solo per dare qualcosa in pasto ai pochi oppositori rimasti.
Rimangono solo gli antisemiti occidentali a cavalcare il ronzino zoppo della causa palestinese.
Analisi di Gabor H. Friedman