Il Kuwait, in qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha pronta una risoluzione da presentare questa settimana, o al più tardi la prossima, che prevede un “piano di protezione della popolazione palestinese” della Striscia di Gaza.
Il piano, già appoggiato da Erdogan, prevede lo schieramento di una forza militare “di pace e interdizione” nella striscia di Gaza, che in sostanza vuol dire posizionare militari stranieri al confine tra Gaza e Israele e nei punti strategici della Striscia, militari che come avviene in Libano facciano da scudo ai terroristi con la scusa di proteggere la popolazione.
Non solo, nel piano che hanno in mente Turchia e Kuwait c’è una condizione all’apparenza innocua ma che nasconde una insidia di non poco conto per Israele: la forza di pace e interdizione dovrebbe essere composta da militari musulmani non necessariamente arabi. Quel “non necessariamente arabi” è la porta di ingresso della Turchia nella Striscia di Gaza.
Opposizione americana
Gli stati Uniti attraverso la loro ambasciatrice al Palazzo di Vetro, Nikki Haley, hanno già fatto sapere che useranno il loro potere di veto per impedire che la risoluzione presentata dal Kuwait venga approvata dal Consiglio di Sicurezza. «Il popolo di Gaza non ha bisogno di protezione da una fonte esterna. Il popolo di Gaza ha bisogno di protezione da Hamas», ha detto la Haley che ieri ha attaccato duramente l’Onu anche sul silenzio in merito al massiccio attacco che ha subito Israele nelle ultime ore.
«È scandaloso che il Consiglio di sicurezza non condanni gli attacchi missilistici di Hamas contro i cittadini israeliani, mentre il Consiglio dei diritti umani approva l’invio di una squadra per indagare sulle azioni intraprese da Israele per autodifesa» ha detto una Haley davvero infuriata prima della riunione del Consiglio di Sicurezza che si doveva interessare dell’escalation lungo il confine tra Israele e la Striscia di Gaza.
Gaza come il Libano del sud
La risoluzione che presenterà il Kuwait (a meno che non rinuncino sapendo in partenza del veto USA, ma ne dubito) prevede uno scenario che ricalca molto da vicino, troppo da vicino, quello già visto nel Libano del sud dove la missione UNIFIL che doveva vigilare affinché Hezbollah non si riarmasse è finita per diventare un imponente scudo umano posto a difesa dei capisaldi dei terroristi e comunque non è riuscita (se mai ci ha provato) a impedire agli Hezbollah libanesi di ricevere un gran numero di missili e armi. Con uno scudo del genere chi impedirebbe ad Hamas e soprattutto alla Jihad Islamica di ricevere armi dall’Iran?
Strane coincidenze
Bisogna dire che la tempistica degli attacchi palestinesi a Israele è stata perfetta per favorire la discussione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu della risoluzione pensata da Kuwait e Turchia. La Jihad Islamica, sicuramente con l’approvazione di Hamas, ha scatenato l’inferno contro Israele nella speranza che la reazione israeliana fosse stata così imponente e distruttiva da provocare anche morti tra i civili, il che sarebbe stato perfetto per rivendicare davanti al Consiglio di Sicurezza il Diritto a difendere gli abitanti di Gaza. Ma Israele non è caduto nel tranello. La reazione c’è stata ma è stata così mirata e precisa da non provocare vittime civili distruggendo invece depositi e fabbriche di armi.
Coincidenze? No, nessuna coincidenza. La risoluzione ideata da Kuwait e Turchia circola ormai da settimane ma aveva bisogno di una spinta “emotiva”. E quale miglior spinta emotiva di qualche decine di vittime civili frutto della reazione israeliana?