E’ evidente che la storia non insegna nulla se è vero come è vero che lo Stato Islamico in Libia sta approfittando delle indecisioni delle potenze internazionali per radicarsi e fortificarsi sul territorio, sta facendo cioè esattamente quello che ha fatto a suo tempo in Siria.

Ieri il Ministro della Difesa americano, Ashton Carter, ha detto alla AFP che gli Stati Uniti «stanno valutando la situazione in Libia» ma che non hanno nessun piano per un intervento militare. «Stiamo osservando la situazione in Libia, ma non abbiamo alcun piano di intervento» ha detto Carter alla AFP «stiamo aiutando i libici a ottenere il controllo del territorio attraverso azioni politiche e naturalmente gli Stati Uniti sosterranno il nuovo Governo quando si formerà» ha concluso Carter.

Attualmente la Libia è fondamentalmente divisa in tre parti, la prima guidata dal governo di Tobruk ed è riconosciuta a livello internazionale, la seconda è quella che fa capo al Governo di Tripoli che però non è riconosciuto internazionalmente, la terza è quella in mano allo Stato Islamico che si sta velocemente ampliando proprio grazie alla rivalità tra i Governi di Tobruk e Tripoli che rende il Paese fortemente instabile. Nelle scorse settimane le Nazioni Unite erano riuscite a raggiungere un compromesso per un Governo di Unità Nazionale da sottoporre ai due parlamenti, ma a sorpresa proprio il Parlamento di Tobruk ha respinto la proposta affossandola e gettando il Paese nel caos.

Questa situazione di incertezza, sia a livello interno che a livello internazionale, nei fatti sta favorendo enormemente l’espansione dello Stato Islamico in Libia e rischia di creare una situazione molto simile a quella siriana dove proprio l’ISIS ha approfittato delle incertezze internazionali per conquistare larga parte del Paese.

Alcuni “analisti” europei e italiani sostengono che un eventuale intervento armato internazionale in Libia finirebbe per favorire lo Stato Islamico e che sarebbe meglio demandare le azioni militari alle forze libiche, sostengono cioè la stessa tesi sostenuta a suo tempo per la Siria, e abbiamo visto com’è finita. La lezione siriana non sembra quindi essere servita se è vero come è vero che la comunità internazionale è fortemente indecisa sul da farsi. Aspetta decisioni da parte libica che vista la situazione non arriveranno mai. In alternativa aspetta decisioni da parte dell’Onu che però sono due anni che ha in mano il dossier libico senza mai aver preso una decisione degna di questo nome. Nel frattempo lo Stato Islamico agisce e conquista territori, si fortifica, fa proselitismo e accoglie un gran numero di combattenti stranieri che si stanno concentrando proprio sulla Libia. Insomma, anche l’ISIS sta ripetendo le stesse mosse fatte in Siria.

Ma la Libia non è la Siria, quando si parla di Libia si parla di un territorio che confina con l’Unione Europea non di di un territorio lontano. Stiamo parlando di avere lo Stato Islamico a pochi Km dalle coste europee non a centinaia di Km. Il rischio per noi, soprattutto per l’Italia, è elevatissimo. Ma la cosa non sembra interessare né i leader italiani né gli altri leader europei più intenti a fare affari con l’Iran che ad altro.

Mentre l’Europa rischia di sgretolarsi proprio a causa degli errori commessi in Siria, in Libia si stanno commettendo gli stessi identici sbagli con il rischio serio che questi errori portino lo Stato Islamico direttamente dentro alle nostre case.

Scritto da Antonio M. Suarez