Che il Libano sia ormai oltre la linea del baratro è evidente a tutti, ma che nel bel mezzo della più grande crisi mai attraversata dal Paese dei cedri un Ministro di Hezbollah, pur di fare il gioco dell’Iran, rischi di mettere a repentaglio le relazioni con gli unici paesi che possono aiutare il Libano è davvero incredibile.
Il ministro dell’Informazione libanese, George Kordahi, vicino a Hezbollah e al regime siriano, nei giorni scorsi ha rilasciato dichiarazioni nelle quali equiparava i ribelli Houthi dello Yemen a Hezbollah sostenendo che ambedue i gruppi terroristici lottavano contro la prepotenza saudita e degli altri Paesi del Golfo Persico.
Tali dichiarazioni hanno provocato l’immediato ritiro dal Libano degli ambasciatori dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti (EAU), del Kuwait e del Bahrain, cioè di quei Paesi arabi che stavano cercando una soluzione per il Libano.
Il Qatar non ha ancora preso questa decisione ma ha invitato il Governo libanese a “pare passi verso i paesi fratelli” invece di perseguire gli obiettivi di Teheran che lo hanno portato sull’orlo del default finanziario.
Da più parti, anche dall’interno del Libano, sono arrivate richieste di dimissioni per George Kordahi il quale però le ha respinte al mittente confermando quanto detto precedentemente.
Sabato, persino tre ex primi ministri libanesi hanno invitato Kordahi a dimettersi per aiutare a risolvere la crisi diplomatica con le nazioni del Golfo indispensabili per l’economia del Libano, ma anche in questo caso le richieste sono cadute nel vuoto.
Orami è evidente la volontà da parte dell’Iran e quindi di Hezbollah di non volere che siano i Paesi del Golfo a salvare il Libano dal baratro del default finanziario, ma né Teheran né tantomeno Hezbollah hanno i mezzi per farlo e quindi preferiscono che il Libano vada in default piuttosto che a salvarlo siano gli arabi.
Un modo di pensare davvero criminale anche se non ci si può aspettare nulla di diverso dall’Iran e da Hezbollah.
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