Iran: la sporca operazione italiana. La Bonino riferisca (report esclusivo)

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Da questa settimana, nel quasi totale silenzio dei media, l’Iran si è visto alleggerire le sanzioni imposte dalla comunità internazione a causa del suo programma nucleare. I più ipocriti sostengono che questo alleggerimento delle sanzioni servirà al popolo iraniano per risollevarsi dalla profonda crisi in cui versa. In realtà il primo beneficiario di questo alleggerimento e il Grande Ayatollah Ali Khamenei e la sua SEDAT.

E’ ancora la Reuters, che già aveva smascherato l’immenso impero di Khamenei legato a SEDAT, a rivelare quanta ipocrisia ci sia dietro all’alleggerimento delle sanzioni all’Iran. In sostanza la sicurezza mondiale è stata messa da parte per mere ragioni di interesse. Nel suo nuovo report la Reuters evidenzia come le prime a beneficiare dell’allentamento delle sanzioni all’Iran siano in effetti una serie di società che fanno parte di quella immensa holding che è la SEDAT. Tra loro ci sono ben 14 società del settore petrolchimico tra le quali spiccano la Ghaed Bassir Petrochemical Products Co, la Marjan Petrochemical Co e la Sadaf Petrochemical Assaluyeh Co le quali negli ultimi mesi hanno stretto una infinità di accordi con importantissime società europee in particolare tedesche e italiane, il tutto mentre nessuno sapeva ancora se le sanzioni all’Iran sarebbero state tolte, e già questo solleva moltissimi dubbi sul fatto che effettivamente un accordo sia stato raggiunto lo scorso novembre.

Ed è qui che viene il bello, perché alcuni dirigenti della Marjan Petrochemical hanno confermato che da diversi mesi hanno in corso con il Governo italiano importanti trattative per un volume di affari che sfiora il miliardo di dollari. Lo stesso affermano dirigenti di altre società che erano comprese nella lista nera delle aziende boicottate (in totale 37 società) e appartenenti alla holding che fa capo a Khamenei. Ora, come è possibile che l’Italia (ma anche la Germania, la Danimarca, la Gran Bretagna e altri) trattasse già diversi mesi fa con una holding messa al bando da mezzo mondo? E’ per questo che la Bonino si è catapultata a Teheran non appena si è avuto il sentore che le sanzioni a queste società sarebbero state tolte? E che ruolo ha avuto in tutto questo Massimo D’Alema?

Le nostre non sono domande campate in aria perché se venisse dimostrato che il Governo italiano (quello di Mario Monti prima e quello di Letta poi) hanno trattato (anche attraverso intermediari come D’Alema e la sua fondazione) affari con aziende iraniane inserite nella lista di quelle sanzionate perché favorivano il regime, prima ancora che le sanzioni venissero tolte (addirittura prima che si sapesse), la cosa sarebbe di una gravità inaudita. A questo si aggiunge un a questione squisitamente morale oltre che politica, perché se il Governo italiano sapeva che queste società facevano parte della holding SEDAT che fa capo a Khamenei non potrebbero nemmeno giustificarsi con la scusa dei Diritti Umani dei cittadini iraniani duramente colpiti dalle sanzioni economiche.

Emma Bonino, che si è sempre vantata di essere una ferma sostenitrice dei Diritti Umani, queste cose le deve spiegare e deve essere molto chiara perché sarebbe inaccettabile se avesse accettato di fare affari con la SEDAT o con aziende controllate dalla holding di Khamenei quando ancora erano in vigore le sanzioni e sarebbe grave che lo si facesse anche ora, se non altro perché tutti quei soldi finirebbero nei conti miliardari del Grande Ayatollah Khamenei e non andrebbero certamente ad alleviare le “sofferenze” della popolazione italiana.

Sharon Levi