Il “moderato” Hassan Rohani non è affatto moderato anche se in tutto il mondo i ciechi buonisti vogliono crederci a tutti i costi. Lo ha dimostrato ieri nella sua prima conferenza stampa quando ha detto chiaramente che l’Iran non intende interrompere l’arricchimento dell’uranio.
A pensarla così è anche il capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Yukiya Amano, il quale in una intervista alla Reuters ha detto che il programma nucleare iraniano non ha minimamente risentito delle sanzioni internazionali e che procede a pieno ritmo verso la costruzione di armi nucleari. Sulla possibilità di un cambio di strategia da parte iraniana, per altro smentita dallo stesso Rohani, il capo della AIEA è stato categorico: non ci crede, specialmente dopo che in 10 tornate di colloqui con l’Iran non si è fatto il benché minimo passo avanti. L’impressione generale all’AIEA è che adesso l’Iran, con la scusa del nuovo Presidente, cercherà nuovamente di prendere altro tempo come ha fatto fino ad oggi.
Ed è la stessa impressione che si respira a Gerusalemme. Nessuno in Israele crede che con l’avvento di Hassan Rohani cambierà qualcosa in Iran tantomeno l’approccio al programma nucleare. E’ invece alto il timore che l’Iran usi l’alone di simpatia che si è creato attorno alla figura di Rohani per prendere ulteriormente tempo e proseguire la sua corsa verso la bomba atomica.
Questo fatto preoccupa molto il Governo israeliano che assiste attonito alle decine di dichiarazioni ottimistiche della comunità internazionale e dei media di tutto il mondo sulla elezione di Hassan Rohani. Tutti sembrano dare al neo presidente iraniano un credito che in effetti non ha. E se qualcuno si aspettava quantomeno toni più morbidi, sin dalla sua prima conferenza stampa Rohani ha fatto capire che la sua linea in politica estera e sul nucleare è la stessa di Ahmadinejad, è solo un tantino più sibillina come quando ha detto che “l’Iran intende dialogare con tutte le potenze regionali che riconosce”, una chiara allusione al fatto che l’Iran non riconosce Israele. Non saranno le dichiarazioni apertamente antisemite di Ahmadinejad ma il succo è lo stesso.
Ora la comunità internazionale non deve cadere nel bluff iraniano anche se dubitiamo molto che personaggi come Catherine Ashton si facciano sfuggire l’occasione per dare altro tempo all’Iran per fargli raggiungere l’obbiettivo nucleare.
La questione che si pone ora (e che tutti si chiedono) è se l’elezione di Hassan Rohani possa in qualche modo rimandare un eventuale attacco israeliano alle centrali nucleari iraniane. La risposta probabilmente è NO. Israele non cadrà nel bluff iraniano e si suppone che nemmeno gli Stati Uniti lo faranno anche se con Obama e la sua pazzesca amministrazione in politica estera tutto è possibile.
Sharon Levi