In una intervista rilasciata a Ynet e pubblicata questa mattina l’ex capo del Mossad, Meir Dagan, critica molto aspramente il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, in merito al suo prossimo viaggio negli Stati Uniti dove parlerà di fronte al Congresso della questione iraniana.
Mair Dagan non è uno qualsiasi, è stato capo del Mossad sotto Ariel Sharon, Ehud Olmert e Netanyahu ed è certamente uno degli uomini più esperti di situazioni internazionali. Ritenuto da sempre vicino alla destra israeliana questa volta non lesina critiche alla politica di Netanyahu, sia per come è stata condotta nei confronti degli Stati Uniti in merito alla questione del nucleare iraniano che per come il Premier ha condotto l’ultima guerra di Gaza.
Secondo Dagan la condotta di Netanyahu ha finito per favorire proprio l’Iran che è riuscito in maniera molto abile a mettere Stati Uniti e Israele l’uno contro l’altro. Dagan condivide le preoccupazioni del Premier in merito alla minaccia rappresentata dal programma nucleare iraniano e sostiene che «Israele non sarà in grado di sopportare la minaccia rappresentata da un Iran nucleare», tuttavia non condivide il metodo con il quale Netanyahu ha affrontato e sta affrontando questa minaccia. «La persona che ha causato ad Israele il danno strategico più rilevante in merito alla questione iraniana è proprio il Premier» ha detto Dagan a Ynet. L’ex capo del Mossad sostiene che un braccio di ferro con l’amministrazione americana come quello messo in campo da Netanyahu non può che danneggiare Israele. «Un Primo Ministro israeliano che entra in conflitto con l’amministrazione americana ha bisogno di considerare i rischi di questa scelta». Dagan si riferisce al Diritto di veto che hanno gli Stati Uniti in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e che fino ad oggi ha protetto sistematicamente Israele dagli attacchi dei suoi nemici. Ma un contrasto troppo duro con l’Amministrazione americana potrebbe compromettere l’appoggio degli Stati Uniti e Israele si troverebbe ben presto in difficoltà. «Non vedo i vantaggi di questo viaggio di Netanyahu negli Stati Uniti» – ha detto ancora Dagan – «io proprio non capisco quale sia il suo obbiettivo. Ottenere applausi? Questo viaggio è fallimentare prima ancora che inizi». E poi l’affondo: «gli iraniani stanno guardando lo svolgersi di tutto questo e si stanno sfregando le mani. Si sentono come se fossero riusciti a insinuare un cuneo tra Israele e il suo principale alleato, tra il Grande Satana e il Piccolo Satana».
Meir Dagan nella intervista ricostruisce tutta la storia che riguarda il nucleare iraniano, racconta che Israele sapeva del programma nucleare sin dal 1988 anche se hanno iniziato a capire l’enormità del problema solo nel 2002. Racconta anche alcuni retroscena sulle discussioni in merito a come fermare il programma nucleare iraniano, dalle operazioni clandestine alla spinta per le sanzioni (l’intervista è veramente da leggere).
Ma l’attacco forse più duro alla politica di Netanyahu arriva quasi a sorpresa sull’ultima guerra con Hamas, l’operazione definita “Margine Protettivo”. Secondo Dagan «l’operazione è stata un clamoroso fallimento». Dagan è particolarmente duro in questo frangente. «Non abbiamo imparato nulla dai conflitti precedenti. C’era un tunnel israeliano per entrare a Gaza? NO. Avevamo definito i nostri obbiettivi strategici? NO. Cosa abbiamo ottenuto? Nulla. Solo una tregua con Hamas che permetterà ai terroristi di violarla ogni volta che vorranno. Abbiamo resettato il timer fino alla prossima guerra». E quando il giornalista di Ynet gli fa notare che Netanyahu ha giustificato la fine delle operazioni con il rischio che eliminando Hamas lo Stato Islamico avrebbe preso possesso di Gaza lui risponde categorico che sono «sciocchezze». Secondo Dagan lo Stato Islamico non ha interesse a occupare Gaza e la scusa accampata da Netanyahu è servita solo a coprire l’inazione. Dagan non parla di una occupazione di Gaza ma sostiene che per la prima volta Israele aveva un certo sostegno dalla Lega Araba e che avrebbe dovuto chiudere la partita con Hamas e imporre un Governo della ANP con il patrocinio della stessa Lega Araba. Ma nulla di questo è stato fatto e adesso siano di nuovo a capo.
Le critiche di Meir Dagan a Netanyahu sono molto aspre ma anche molto articolate. Sostanzialmente riprendono in parte le critiche espresse qualche giorno fa dal Ministro degli Esteri, Avidgor Lieberman, ma sono più politico/tattiche e certamente più approfondite. Su molti punti, a nostro avviso, Dagan ha ragione e certamente non è un modo per screditare Netanyahu quanto piuttosto una serie di “critiche costruttive” volte a attivare un dibattito che permetta in futuro di non ripetere gli stessi errori del passato. A nostro avviso il futuro prossimo di Israele è saturo di minacce gravissime e riflettere sugli errori commessi può solo essere un fatto positivo.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Sharon Levi
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