Israele: perché è giusta la decisione di autorizzare nuovi insediamenti

1 Dicembre 2012

A poche ore dalla decisione delle Nazioni Unite di ammettere la Palestina come “Stato osservatore” , una decisione che di fatto mette la parola fine agli accordi di Oslo, Israele risponde esattamente come dovrebbe, cioè prendendo atto della fine degli accordi di Oslo e autorizzando quindi la costruzioni di 3.000 nuove unità abitative a Gerusalemme Est e in Cisgiordania.

Le nuove unità abitative verranno erette a Gerusalemme Est, a conferma che la capitale indivisibile di Israele è proprio Gerusalemme, e nel segmento che collega Ma’ale Adumim con Gerusalemme, noto come il progetto E1. Altre iniziative simili sono previste nei prossimi giorni.

La decisione è stata presa dal Governo Israeliano come risposta alla decisione delle Nazioni Unite di ammettere la Palestina come “Stato osservatore” all’Onu. A Gerusalemme precisano però che “non si tratta di una ritorsione ma semplicemente della presa d’atto che essendo morto il processo avviato con gli accordi di Oslo, tutto viene rimesso in discussione per quanto riguarda i territori contesi”.

La decisione del Governo israeliano è quindi sostanzialmente giusta e corretta e rientra in quelle “conseguenze” di cui si deve far carico Abu Mazen a seguito delle sue decisioni. Ogni uomo politico sa che quando intraprende una strada, qualunque essa sia, dovrà affrontare le logiche conseguenze delle proprie scelte. Abu Mazen ha scelto la strada dello scontro e della demolizione dei trattati di Oslo, quindi adesso ne deve accettare le conseguenze.

Proteste contro la decisione del Governo israeliano sono arrivate un po’ da ogni parte, anche dagli Stati Uniti, tuttavia la scelta ormai è stata fatta e, ripetiamo, è perfettamente in linea con le decisioni prese dall’Assemblea Generale dell’Onu e dal leader palestinese Abu Mazen. La linea israeliana è chiara: “mai più terra in cambio di pace” ma solo “pace in cambio di pace”.

Sarah F.

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