Secondo quanto riferisce il Guardian, Israele si sarebbe rifiutato di vendere lo spyware Pegasus all’Ucraina nel timore della reazione che avrebbe avuto la Russia se lo avesse scoperto.
È quanto viene alla luce da una inchiesta condotta dal giornale britannico in collaborazione con il Washington Post, i quali affermano che la prima richiesta ucraina per ricevere lo spyware Pegasus risale al 2019.
Nonostante Pegasus venga commercializzato da una azienda privata (NSO group) sembra che lo Stato israeliano riesca in qualche modo a vietare la vendita di questo potentissimo mezzo ad alcuni stati e/o regimi, anche se poi si scopre che ne sono in possesso regimi come l’Arabia Saudita o stati poco “chiari” come la Polonia che lo ha usato per spiare membri dell’opposizione.
Fatto sta che, secondo i due grandi giornali, Israele avrebbe proibito al NSO Group di vendere Pegasus all’Ucraina privandola di fatto di un potentissimo mezzo di spionaggio che avrebbe anche potuto evitare il conflitto.
Non è chiaro se, al contrario, la Russia ne sia entrata in possesso. La logica sin qui adottata da Gerusalemme e la politica di vendita del gruppo NSO direbbero che questo non sia possibile, tuttavia in molti il dubbio serpeggia.
I motivi per cui Israele non ha venduto armi o mezzi come Pegasus all’Ucraina sono stati ampiamente spiegati, lo stesso dicasi riguardo i motivi per cui non può andare contro la Russia.
Sembra quindi che l’inchiesta dei due giornali tenda più a colpevolizzare Israele piuttosto che a spiegare ai neofiti i motivi di determinate scelte politiche e strategiche.
Una cosa simile era successa con la richiesta, sempre da parte ucraina, per il sistema Iron Dome, cioè quel sistema che difende (benissimo) Israele dagli attacchi missilistici e che solo lo Stato Ebraico e gli Stati Uniti posseggono e ne conoscono i segreti. In quel caso poteva venire meno la sicurezza stessa di Israele ed è per questo che anche in quel caso Gerusalemme non ha accettato la richiesta ucraina.
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