Israele torna a essere il primo nemico dell’Arabia Saudita. E Obama gode

Si mettano il cuore in pace coloro che pensavano a un cambio di rotta, seppur parziale, da parte dell’Arabia Saudita nei confronti di Israele. Dopo le timide aperture e l’appoggio diretto dell’ex Re saudita, Abd Allah, all’Egitto nella lotta alla Fratellanza Musulmana e ad Hamas il nuovo Re, Salman dell’Arabia Saudita, è tornato prontamente alle “vecchie abitudini” a considerare cioè Israele come il male dei mali e a lavorare in quest’ottica.

Pochi giorni fa ricordavamo come Salman dell’Arabia Saudita abbia dato il suo OK ad un aiuto ad Hamas, nonostante l’Egitto continui a considerarlo un gruppo terrorista. E fino a che è Israele a considerare Hamas un gruppo terrorista ci può stare che un Paese arabo sostenga i terroristi palestinesi, ma quando è uno dei maggiori Paesi arabi a farlo qualche dubbio dovrebbe sovvenire. Il vecchio Re Abd Allah considerava l’Iran il principale nemico, Re Salman invece sembra essersi spostato più sulle posizioni di Obama, quelle posizioni fortemente anti-israeliane che hanno caratterizzato gli ultimi sei anni della Amministrazione americana e che vogliono l’Iran come partner (commerciale e militare) piuttosto che come un nemico da distruggere. Non è un caso che non appena il Re saudita abbia cambiato la rotta della sua politica estera Obama si sia precipitato a offrire miliardi di armi di nuova generazione all’Arabia Saudita. Certo, ufficialmente servono (o dovrebbero servire) a tranquillizzare gli arabi nel caso l’accordo sul nucleare iraniano vada a buon fine, ma la realtà è che se l’Iran dovesse arrivare a dotarsi di armi nucleari non servirà qualche F16 in più per fermare l’espansionismo iraniano. E’ semplicemente un palliativo, lo sanno bene sia Obama che Salman dell’Arabia Saudita. Però quelle armi servono tantissimo a riequilibrare i rapporti di forza in Medio Oriente a sfavore di Israele.

Fino ad oggi Israele è potuto sopravvivere solo grazie alla sua schiacciante superiorità militare e tecnologica, quella stessa superiorità che da anni Obama cerca di minare. Prima ha sostanzialmente permesso all’Iran di dotarsi di armi nucleari (non ancora, ma ci siamo quasi), adesso usando proprio il bubbone del nucleare iraniano insieme a quello dello Stato Islamico, sta armando pesantemente i regni del Golfo, Arabia Saudita in testa. Se si va a ritroso appare evidente come la politica di Obama abbia punito coloro che si “scostavano” dalla ideologia stragista della Fratellanza Musulmana (non ostile all’Iran come ha più volte dimostrato il comportamento di Mohamed Morsi) e premiato i radicalismi. L’Egitto è li a dimostralo in maniera indelebile. E guarda caso quando il nuovo Re saudita ha ripudiato la politica del defunto Re Abd Allah, molto contraria alla Fratellanza Musulmana e all’Iran, Obama è improvvisamente tornato il “vecchio amico” di una volta. E non ci si faccia ingannare da quello che avviene in Yemen, quello è un caso a parte e vedrete che anche in quel caso tutto finirà a tarallucci e gassosa (il vino non è permesso ai musulmani). Lo scopo ultimo di Obama, quello che è apparso evidente sin dal suo discorso all’università del Cairo, è quello di unire tutto l’Islam sotto una sola bandiera e per farlo non può che partire dall’indebolire il nemico numero uno del mondo islamico, Israele.

Il radicale islamico Salman dell’Arabia Saudita lo ha capito da tempo e non appena è salito al potere ha messo in pratica da subito l’ideologia obamiana, immediato e incondizionato appoggio ad Hamas (in barba all’Egitto), potenziamento militare al fine di riequilibrare i rapporti di forza in Medio Oriente, attacchi non tanto velati a Israele, allontanamento dalle posizione più “moderate” di Al-Fatah (è un eufemismo, lo so, ma non ho trovato altre parole più adatte a definire il ridicolo governo di Abu Mazen) e soprattutto riportare Israele al ruolo di nemico numero uno dell’Arabia Saudita.

Spero solo che questo sia l’ultimo “capolavoro” di Obama prima della sua uscita di scena. Ma di una cosa sono certa: per riportare tutto indietro, per recuperare l’equilibrio “non pacifico” del “ante-Obama” ci vorranno decenni, se mai ci si riuscirà.

[glyphicon type=”user”] Scritto da Maurizia De Groot Vos

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