A partire dal 2012 Israele ha attaccato i convogli che portavano armi ad Hezbollah per decine di volte. A dirlo al quotidiano Haaretz è l’ex comandante delle forze aeree israeliane (IAF), il Generale Amir Eshel.

E’ la prima volta che un alto ufficiale dell’esercito israeliano ammette apertamente che Israele ha attaccato più volte in Siria i convogli che trasportavano armi e missili a Hezbollah. Colpisce tuttavia il numero di attacchi che si sono susseguiti dall’inizio del conflitto siriano, poco meno di 100 in cinque anni, quando solo in pochissime occasioni si è venuto a sapere di attacchi aerei ai convogli di Hezbollah.

“Quando Israele ha interesse, agisce indipendentemente dai rischi”

Nella intervista ad Haaretz il Generale Amir Eshel spiega che il numero degli attacchi israeliani ai convogli di armi diretti a Hezbollah «si avvicina a tre cifre». Tuttavia l’ex capo comandante della IAF precisa che nella maggior parte dei casi si è trattato di azioni avvenute «sotto la copertura dei radar» nel senso che nella maggior parte dei casi si è trattato di azioni segrete. «Quando Israele ha interesse, agisce indipendentemente dai rischi» ha detto il Generale Amir Eshel.

E’ una vera e propria guerra invisibile quella tra Israele ed Hezbollah, una guerra che grazie al cielo non ha trascinato lo Stato Ebraico nel pantano siriano nonostante più volte i terroristi libanesi ci abbiano provato a trascinare Israele nella guerra in Siria. «Abbiamo avuto il buon senso di non trascinare Israele in guerra» ha detto l’ex comandante dell’aviazione israeliana. E non è una cosa facile da fare in un Medio Oriente dove è facile innescare una escalation devastante.

Al di la delle rivelazioni del Generale Amir Eshel, che colpiscono per il numero di attacchi ma che non ci svelano nulla di nuovo, quello che veramente stupisce riguardo al numero di attacchi effettuati dall’aviazione israeliana è il silenzio degli Hezbollah i quali solo in pochissime occasioni hanno denunciato i bombardamenti israeliani, probabilmente quando a farlo erano stati altri o quando l’attacco era così devastante da non poter passare sottotraccia. Perché i terroristi libanesi non ne hanno mai fatto parola? Qualcuno direbbe perché sono stati colti con le mani nella marmellata, ma non è sufficiente a giustificare una omissione di questa portata. Temiamo che il trasferimento di armi dall’Iran a Hezbollah sia così imponente che i terroristi libanesi non hanno alcun interesse a rivelare quando e come sono stati colpiti per non innescare controlli internazionali o alimentare i timori della Comunità Internazionale sul supporto iraniano ai terroristi libanesi. In sostanza, meglio tacere e continuare a trasferire armi piuttosto che ammettere che effettivamente Teheran sta trasferendo armi avanzate a Hezbollah.

Quella tra Israele ed Hezbollah (e quindi l’Iran) è una vera e propria guerra invisibile che va avanti da anni. Certo, non è ancora una guerra tradizionale e dichiarata ma è un conflitto fatto di episodi, di attacchi isolati e non su larga scala, una guerra combattuta a suon di rapporti di intelligence, di intercettazioni e di spiate. Un conflitto invisibile ma pericolosissimo perché è l’anticamera di quello che potrebbe succedere nel giro di poco tempo in Medio Oriente. E nessuno può sapere di quante armi dispone effettivamente Hezbollah, cioè quante armi iraniane sono riuscite a passare il confine del Libano. Non è un dilemma da poco.