E’ iniziata ieri la nuova era di Donald Trump e le questioni che riguardano il Medio Oriente sono tante sulla scrivania del nuovo Presidente americano, a partire dalla spinosa questione che riguarda l’Iran.

Durante la campagna elettorale Trump aveva detto che avrebbe “rivisto” l’accordo sul nucleare iraniano, una promessa ribadita anche dopo la sua elezione e che sta preoccupando non poco Teheran. Tuttavia rivedere un accordo internazionale siglato sotto l’egida delle maggiori istituzioni internazionali non sarà proprio uno scherzo e questo lo sanno bene sia Donald Trump che gli Ayatollah iraniani. Israele conta parecchio sul ritorno alla linea dura con Teheran, non solo per la questione del nucleare ma anche e soprattutto perché nel frattempo l’Iran si è posizionato militarmente a pochi Km dal confine con Israele, proprio a ridosso delle Alture del Golan e questo, al momento, è la preoccupazione più grande che c’è tra i vertici militari e politici israeliani.

Il problema è che questo posizionamento è avvenuto a seguito di un accordo tra l’Iran e la Russia nel contesto della guerra in Siria e se Trump vuole veramente ridisegnare i rapporti con Mosca difficilmente potrà mettere sul piatto delle eventuali trattative la presenza iraniana in Siria.

Nelle comunicazioni intercorse tra la dirigenza israeliana e lo staff del Presidente americano durante il periodo di transizione alla Casa Bianca si è più volte tirato fuori il problema della presenza iraniana in Siria. Fino ad oggi Israele ha avuto sufficiente libertà di azione per impedire che armi iraniane o siriane finissero nelle mani di Hezbollah e ha potuto condurre diversi raid aerei (quasi mai confermati) contro convogli di armi diretti ai terroristi libanesi legati all’Iran, ma non ha potuto impedire alle divisioni iraniane e degli Hezbollah di schierarsi a ridosso del confine con Israele per la ferma opposizione di Putin a qualsiasi azione militare che non fosse legata ad impedire la consegna di armi agli Hezbollah. Questa per ora viene considerata dalla intelligence israeliana la minaccia più immediata alla sicurezza di Israele.

A Gerusalemme sperano che la nuova era di Trump e il cambio di politica nei confronti della Russia annunciato dalla nuova Amministrazione americana possa dare ai militari israeliani la possibilità di agire più liberamente lungo il confine tra Israele e Siria e impedire così un ulteriore rafforzamento iraniano sul Golan.

Secondo nostre fonti nei prossimi giorni una delegazione israeliana di alto livello si recherà a Washington per discutere le strategie da adottare in quel quadrante e per tastare il polso alla nuova amministrazione Trump. Si spera che il cambio di politica americana verso la Russia possa convincere Putin a non interferire in eventuali azioni militari volte a mettere in sicurezza il confine nord dello Stato Ebraico. La delegazione israeliana, che dovrebbe essere composta da militari e membri della intelligence, porterà con se le prove raccolte da Israele sul posizionamento militare iraniano lungo il confine con Israele e sulla massiccia presenza sul Golan di Guardie della Rivoluzione Iraniana (pasdaran) che unitamente alle forze di Hezbollah da quella posizione possono minacciare l’intero territorio israeliano.

A cosa verrà deciso e a come evolveranno gli eventi è legata la questione del nucleare iraniano. Infatti solo dopo aver affrontato l’incombente minaccia iraniana in Siria si potrà pensare a come muoversi con la corsa iraniana verso la bomba atomica, corsa che con molta probabilità sarà stata accelerata con l’elezione di Donald Trump alla Presidenza USA.

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