Tra Israele e Stati Uniti non c’è accordo sugli insediamenti. E’ questa la conclusione del lungo round di colloqui tra gli inviati israeliani e l’Amministrazione Trump.
I quattro giorni di colloqui svoltisi a Washington tra gli inviati dello Stato Ebraico e una delegazione americana guidata dall’inviato per il Medio Oriente del Presidente Trump, Jason Greenblatt, non hanno portato a nulla. Nonostante vi sia da parte della nuova Amministrazione americana un atteggiamento diverso e più costruttivo rispetto alla precedente gestione Obama, non si è arrivati a nessun accordo sui futuri insediamenti. Lo riferiscono fonti del Governo israeliano.
La delegazione degli Stati Uniti è rimasta sulle posizioni di “preoccupazione” espresse personalmente dal Presidente Trump al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, durante la sua visita alla Casa Bianca. «La delegazione degli Stati Uniti ha ribadito le preoccupazioni del presidente Trump per quanto riguarda l’attività di insediamento nel contesto di un eventuale accordo di pace» hanno detto in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca.
In sostanza gli Stati Uniti considerano le attività di insediamento un problema per il raggiungimento di un accordo di pace tra Israele e Palestina e anche se fino a poco tempo fa affermavano il contrario, quello che emerge da questi colloqui è inequivocabile, una marcia indietro per altro annunciata quella del Presidente americano.
La delegazione israeliana ha comunque annunciato che «Israele andrà avanti con la politica degli insediamenti tenendo però in conto le preoccupazioni del Presidente Trump» aggiungendo che i colloqui sono stati seri e costruttivi.
Non è chiarissimo dove i colloqui si sono arenati. La maggior parte della comunità internazionale considera gli insediamenti israeliani “illegittimi” e un ostacolo alla pace. E’ quindi probabile che l’Amministrazione americana abbia subito pesanti pressioni per non concedere nulla a Israele pur non usando gli stessi metodi usati da Obama. Si sarebbe trovato una sorta di accordo solo per gli insediamenti a Gerusalemme Est che i palestinesi rivendicano come loro capitale ma che Israele non è intenzionato a lasciare in nessun caso, mentre sui nuovi insediamenti in area C ci sarebbero divergenze. Trump pensa che costruire nuove unità abitative in area C potrebbe compromettere gli sforzi per il raggiungimento della pace anche se non si capisce a quali sforzi si riferisca.
Intanto il Dipartimento di Stato americano ha sbloccato gli aiuti alla Autorità Nazionale Palestinese che erano stati bloccati da Donald Trump appena insediato dopo che Barack Obama nel suo ultimo giorno di mandato aveva firmato un trasferimento di denaro alla ANP da 221 milioni di dollari. Ci saranno altre marce indietro?