Ufficialmente Israele e Arabia Saudita non hanno relazioni diplomatiche ma è ampiamente risaputo che le intelligence dei due Paesi lavorano insieme su molti punti e che anche le diplomazie, pur relativamente in segreto, cooperano sui maggiori problemi in Medio Oriente. Questa “collaborazione” è emersa in maniera evidente come mai prima alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco di Baviera, in Germania.
E’ l’Iran a unire i due storici nemici, è il pericolo iraniano a creare questo “insolito” asse che ormai per gli addetti ai lavori non ha più nulla di strano dato che sono mesi che arrivano segnali importanti di una collaborazione tra Gerusalemme e Riad su molti temi. E le dichiarazioni rilasciate ieri alla Conferenza per la sicurezza di Monaco di Baviera dal Ministro della Difesa Israeliano, Avidgor Lieberman, e dal Ministro degli esteri saudita, Adel al-Jubeir, non fanno altro che confermare questa tendenza.
Sono durissimi gli attacchi israeliani e sauditi, ai quali si è unita anche la Turchia, al regime iraniano che poco prima aveva invitato sunniti e sciiti a unirsi nella battaglia contro i nemici dell’Islam che, tradotto nel gergo degli Ayatollah, significa unirsi contro Israele. Non c’è spazio di trattativa tra i due fronti che si sono creati in Medio Oriente.
Le accuse mosse all’Iran da Avidgor Lieberman e da Adel al-Jubeir vanno dal coinvolgimento diretto nella guerra in Siria fino alla implementazione di un programma balistico che israeliani e sauditi giudicano di tipo offensivo, passando per il coinvolgimento di Teheran nella guerra in Yemen. Il Ministro degli esteri saudita non usa mezzi termini quando dice che «Teheran è il maggiore sponsor del terrorismo in Medio Oriente e nel mondo». Gli da manforte Lieberman il quale afferma che «l’obiettivo finale dell’Iran è quello di minare Riad e di creare il caos in Medio Oriente» e poi chiede agli Stati sunniti di unirsi contro il pericolo iraniano. Non era mai successo che un politico israeliano chiedesse agli arabi una alleanza contro un nemico comune ventilando un rischio proprio per gli stessi arabi. «La divisione reale non è tra ebrei e musulmani ma tra le persone moderate e i radicali» ha detto Lieberman a conclusione del suo intervento. Non da meno è stato il Ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, il quale seguendo la linea impostata da Lieberman ha affermato che «l’Iran ha approntato una politica settaria volta a minare l’Arabia Saudita e il Bahrain». Poi il Ministro degli esteri turco ha chiesto ai paesi arabi di regolarizzare le relazioni con Israele come hanno già fatto la Turchia, la Giordania e l’Egitto.
Il quadro che emerge dalla Conferenza per la Sicurezza di Monaco di Baviera rivoluziona non di poco la politica in Medio Oriente. Ora non c’è più nessuna vergogna da parte degli arabi di ammettere le linee comuni con Israele e la richiesta ai paesi arabi di regolarizzare le loro relazioni con Israele si fa sempre più pressante e aperta. Quello che fino a poco tempo fa non sarebbe mai stato ammesso, cioè i contatti strategici tra Israele e Arabia Saudita, oggi viene dato tranquillamente per scontato come se fosse una cosa del tutto normale. Forse è la rivoluzione più evidente in un Medio Oriente lasciato in fiamme dalla disastrosa politica di Obama.
Due appunti devono far riflettere su quanto emerso alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco di Baviera: il primo è che pur riconoscendo la pericolosità dello Stato Islamico le grandi potenze mediorientali considerano l’Iran ben più pericoloso dei terroristi di Abu Bakr al-Baghdadi. Il secondo è l’assenza di qualsiasi riferimento concreto alla vicenda palestinese nonostante i tentativi iraniani di inserirla nel contesto. Gli arabi non la considerano più una priorità e non sono più disposti a sacrificare i benefici di una alleanza strategica con Israele per i palestinesi. Non è una cosa da poco.
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