La decisione russa di anticipare i tempi e fornire i missili S-300 all’Iran quando ancora l’accordo sul nucleare iraniano, per quanto pessimo, non è stato firmato è uno schiaffo in faccia all’amministrazione americana e rivela un retroscena piuttosto inquietante per il futuro del Medio Oriente.
Prima di tutto c’è l’evidenza chiarissima che Putin sta improntando una politica in Medio Oriente a lungo e lunghissimo termine, cosa che per esempio non sta facendo Obama. L’annuncio del Cremlino sulla fornitura degli S-300 all’Iran è arrivato infatti in concomitanza della visita a Mosca di una delegazione iraniana di altissimo livello guidata dal presidente della commissione del Parlamento iraniano per la politica estera e per la sicurezza nazionale, Alaeddin Boroujerdi, e dal segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano, Ali Shamkhani. Insieme all’annuncio della fornitura degli S-300 la Russia ha annunciato anche il suo appoggio ai ribelli sciiti Houthi nelle Yemen, un appoggio che tradotto dalle parole ai fatti significa che Mosca offrirà armi e specialisti. Putin ha poi confermato l’appoggio ad Assad e alle organizzazioni che lo sostengono. Non si è fatto il nome di Hezbollah ma il riferimento è chiaro.
In secondo luogo gli S-300 potrebbero arrivare agli iraniani molto prima di quanto non si creda. Come ci fa notare questa mattina Alex Fishman con un editoriale su Yedioth Ahronot, le truppe russe stanno smantellando gli S-300 per sostituirli con i più avanzati S-400 il che vuol dire che mano a mano che gli S-400 andranno a sostituire gli S-300 (per altro nemmeno più prodotti) questi potranno essere dirottati in Iran. Se è vero che la produzione di S-400 va a rilento è altrettanto vero che le prime batterie di S-300 potrebbero essere in Iran molto prima di quanto previsto dagli esperti americani e israeliani, il che vuol dire non solo una minaccia per chiunque volesse attaccare le centrali nucleari iraniane ma anche per la Quinta Flotta americana di stanza nel Golfo Persico. Con un raggio di azione di 150 Km e la possibilità di agganciare obbiettivi multipli gli S-300 rappresentano una gravissima minaccia anche per i caccia delle portaerei americane.
Putin ha quindi per l’ennesima volta preso in contropiede Obama e con questo vero e proprio schiaffo in faccia si ripropone con forza in Medio Oriente come antagonista degli Stati Uniti e dei suoi alleati, con un ulteriore vantaggio non da poco, quello che lo stesso Obama gli ha fornito abbandonando gli alleati regionali storici a favore di un accordo con l’Iran.
Se ci trovassimo di fronte a una persona di buon senso e non a Obama, si potrebbe sperare che gli Stati Uniti si affannino a compensare immediatamente il vantaggio strategico che Putin sta fornendo ai nemici di Israele e degli altri alleati regionali degli USA, ma purtroppo abbiamo a che fare con un Presidente inetto che a questo punto del mandato punta solo a lasciare qualche inutile segno (vedi Cuba) e non ha nessunissima strategia politica nel lungo termine (ammesso che ne abbia mai avuta una). Quindi a Gerusalemme e a Riad (senza dimenticare il Cairo) dovranno pensare da soli a come fare per bloccare l’espansionismo iraniano appoggiato da Putin. Ormai questa non è più una ipotesi, è una certezza. E tutto questo avviene mentre Iran e Arabia Saudita sono sempre più ai ferri corti in Yemen con il rischio fortissimo di uno scontro diretto.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Maurizia De Groot Vos
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