L’ordine da Teheran è già partito. C’è l’OK alla rappresaglia contro Israele. A impartirlo alla forza Quds, le Guardie della Rivoluzione iraniana, è stata la Guida suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei in persona.

A rivelarlo è stata l’intelligence israeliana che ieri ha fatto sapere di avere elementi per poter dire che la data decisa a Teheran per la rappresaglia contro Israele sarebbe stata immediatamente a ridosso delle elezioni in Libano. Si tratterebbe quindi di un attacco imminente.

Gli obiettivi nel mirino degli iraniani

Secondo un rapporto di intelligence che raccoglie tutti i dati, le intercettazioni e le immagini satellitari messe insieme nelle ultime settimane, gli obiettivi della ritorsione iraniana sarebbero le basi militari israeliane e in particolare quelle dell’aviazione. Gli iraniani non intenderebbero colpire obiettivi civili per non scatenare una massiccia reazione israeliana, che comunque non è detta non ci sia ugualmente.

Secondo le intercettazioni effettuate dalla intelligence del IDF e dal Mossad, accuratamente comparate e confrontate tra di loro, gli iraniani non si esporrebbero direttamente nell’attacco ma avrebbero delegato i loro proxy in Siria, cioè Hezbollah e le milizie sciite attualmente in territorio siriano.

Il piano sarebbe quello di colpire alcune basi militari israeliane con missili di precisione. La gamma di missili in mano a Hezbollah e alle milizie sciite è molto vasta e va dai razzi a corto raggio Fajr-5, ai missili Fateh 110 a medio raggio in grado di colpire obiettivi a circa 300 chilometri, fino ai missili balistici a lungo raggio Shahab, capaci di colpire bersagli a oltre 1.300 chilometri di distanza.

Stato di massima allerta in tutto Israele

Da ieri le forze armate israeliane e le difese aeree sono state messe in stato di massima allerta. Lo conferma l’ex capo dell’intelligence militare, Yaakov Amidror, attualmente membro illustre del Jerusalem Institute for Strategic Studies. «Israele è determinato a bloccare il radicamento iraniano in Siria anche a costo di uno scontro» ha detto Amidror riprendendo le parole di Netanyahu. «Non vogliamo una escalation ma siamo pronti per ogni scenario. Non vogliamo uno scontro ma se uno scontro ci deve essere meglio adesso che più in la nel tempo» ha detto Yaakov Amidror. «In Libano abbiamo commesso un grave errore lasciando che Hezbollah accumulasse oltre 120.000 missili, non ripeteremo lo stesso errore in Siria, non lasceremo che il Golan diventi come il Libano del sud» ha infine concluso l’ex consigliere di Netanyahu.

Sistemi di difesa operativi e vigili ma mancano i rifugi per i civili

Rifugi per civili improvvisati

Tutti i sistemi di difesa israeliani sono operativi e vigili. Israele dispone di sistemi anti-missile molto avanzati che vanno da Iron Dome al David’s Sling fino al sistema Arrow, sistemi in grado di abbattere tutta la gamma di missili iraniani. Tuttavia nelle dirigenza israeliana è molto forte la preoccupazione per i sistemi di difesa cosiddetti “passivi”, cioè quelli deputati a difendere la popolazione che non sarebbero sufficienti nel caso l’attacco di ritorsione iraniano non sia volto solo alle ben difese basi militari ma punti a colpire anche obiettivi civili. Specialmente nelle aree a nord del Paese, quelle cioè teoricamente più a rischio, circa il 24% degli ebrei e oltre il 40% dei residenti arabi non hanno rifugi antiaerei adeguati secondo un rapporto presentato a gennaio dall’IDF alla Knesset. Lo scorso mese di marzo il ministro della difesa Avigdor Liberman aveva chiesto fondi per adeguare i rifugi per i civili nel nord del Paese ma per l’eventuale imminente ritorsione iraniana è troppo tardi.

Clima di guerra

Nel nord di Israele, ma un po’ in tutto il Paese, si respira un vero e proprio clima di guerra come da molto tempo non si respirava. Non ci si faccia ingannare dall’apparente tranquillità della quotidianità, la preoccupazione anche tra i civili è palpabile. D’altro canto non potrebbe essere diversamente visto che la minaccia è seria e concreta. Non si è mai stati così vicini a uno scontro armato diretto tra Iran e Israele come in questo momento anche se il mondo non sembra interessarsene, preso com’è a criticare il presidente Trump per la sua imminente decisione di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano. La comunità internazionale continua a guardare il dito e non la Luna.