Lo so, parlare di proteste contro Trump in un Medio Oriente letteralmente in fiamme proprio a causa delle assurde decisioni del predecessore dell’attuale Presidente americano sembra quasi uno scherzo, invece è proprio quello che è successo.

Ieri al valico di frontiera di Betlemme un gruppo di esagitati arabi hanno bruciato le immagini del Presidente Trump ed esposto cartelli con scritto «stop al razzismo» che detto dagli arabi suona davvero ridicolo, oltre naturalmente a cartelli contro il ventilato spostamento della ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.

Contro Trump cerca di infiammare la piazza araba in Medio Oriente il quotidiano Al-Quds al-Arabi che pubblica una vignetta in cui il Presidente americano sputa missili contro la colomba della pace che porta la scritta “Islam”, un ossimoro davvero evidente. Nell’editoriale che accompagna la vignetta intitolato «Come faranno gli arabi ad affrontare il nuovo Presidente» si spiega che gli arabi hanno due possibilità, o accettare Trump e le sue politiche o resistere sperando di farlo cadere il prima possibile. Un chiaro invito a scendere in piazza massicciamente.

Nel frattempo lo Stato Islamico pubblica in rete un video dove si vedono combattenti ISIS tagliare la testa a un manichino con le sembianze del Presidente americano e annunciare nuovi massacri.

Un editoriale del quotidiano giordano a-Rad intitolato «il mondo di Trump e il nuovo sionismo» attacca frontalmente l’annunciata politica di Trump a favore di Israele. «Se Trump mantiene le promesse fatte ai sionisti per quanto riguarda gli insediamenti» scrive il quotidiano «allora farà del suo paese una nazione più aggressiva di quanto non lo sia stata fino ad oggi».

Un po’ tutto il Medio Oriente arabo è comunque attraversato da proteste contro Trump, non tanto per la sua promessa di sradicare il terrorismo islamico quanto piuttosto per il suo promesso appoggio a Israele che agli arabi proprio non va giù. A queste proteste fanno da contraltare le posizioni prudenti dei leader arabi. Il palestinese Abu mazen si augura una proficua collaborazione per raggiungere la pace. Il Re dell’Arabia Saudita chiede rapporti più stretti e collaborativi. Il Re di Giordania si augura che Trump non prenda decisioni azzardate in Medio Oriente ma usa toni concilianti. Quasi assenti invece le reazioni sui media sciiti, da quelli libanesi a quelli iraniani. Evidentemente aspettano di vedere quanto sarà reale la ventilata collaborazione con la Russia di Putin, alleato di ferro dell’Iran e di Hezbollah.