La scoperta da parte dell’Huffington Post dello statuto del Movimento 5 Stelle è di per se una notizia, non tanto per il fatto che il M5S si sia dotato di un regolare statuto, necessario per partecipare alle elezioni, quanto piuttosto perché il sig. Grillo si era guardato bene dal dirlo ai sui adepti.
In particolare quello che Grillo non aveva detto ai suoi adepti è che dallo statuto del Movimento 5 Stelle si evince che la guida del movimento è un affare di famiglia. Beppe Grillo è il Presidente del Movimento 5 Stelle, suo nipote Enrico Grillo ne è il co-fondatore e vice presidente mentre il suo commercialista, Enrico Maria Nadasi, ne è il segretario.
Una serie di domande sorgono allora spontanee:
- Come mai Beppe Grillo non ha mai detto niente di questo statuto che pure è un atto pubblico?
- Come mai che Casaleggio non figura nello statuto nonostante sia considerato il co-fondatore del M5S e ne sia considerato la mente?
- Come mai Beppe Grillo si è tenuto per se la titolarità la gestione e la tutela del marchio del Movimento 5 Stelle e del blog ufficiale del Movimento (beppegrillo.it). A pensar male se ne potrebbe dedurre che Grillo abbia pensato ai Diritti d’autore e agli introiti della pubblicità.
- Come mai nello statuto Beppe Grillo sostiene che “gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato” (chiaro riferimento all’art.67 della Costituzione) quando solo pochi giorni fa aveva detto esattamente il contrario contestando proprio quell’articolo?
Ci sembra francamente che per l’ennesima volta la tanto sbandierata trasparenza del Movimento 5 Stelle si vada a far benedire. Anzi, ci sembra che il Movimento 5 Stelle altro non sia che un affare di famiglia. Chissà questa volta come si giustificherà il “nuovo Berlusconi”.
Bianca B.