Con Jenin Netanyahu non può permettersi il lusso di fare l’errore fatto con l’Iran quando per ascoltare le sirene catastrofiste accantonò i piani per attaccare le centrali nucleari e oggi ci ritroviamo l’Iran a un passo dalla bomba e le Guardie rivoluzionarie a cento metri dal confine con Israele.
Ormai è più che evidente che l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) non ha più nessun controllo su Jenin e probabilmente lo sta perdendo sull’intera Cisgiordania a favore di Hamas o, peggio ancora, a favore della Jihad Islamica palestinese.
Dopo gli attacchi della scorsa settimana ieri Hamas ha lanciato un razzo proprio da Jenin verso il nord di Israele. Il lancio è fortunatamente fallito, ma il gesto è politicamente e militarmente importantissimo perché dimostra che Jenin può diventare facilmente la nuova Gaza, ma questa volta nel centro di quella Cisgiordania che in teoria dovrebbe essere sotto il controllo della ANP.
Il ministro della Difesa Yoav Gallant insieme ad alti ufficiali dell’IDF, la scorsa settimana si è opposto a un’offensiva militare nel nord della Cisgiordania. Poi c’è stato l’attacco terroristico all’insediamento di Eli che ha ucciso quattro persone, l’attacco contro l’’IDF e è persino contro un elicottero e infine il lancio del razzo da Jenin. Cosa altro serve per convincere i vertici militari e il Governo Netanyahu che una operazione su larga scala nel nord della Cisgiordania non è più rinviabile?
Oppure vogliamo fare come è stato fatto con l’Iran che a forza di rinviare quello che non era rinviabile ci troviamo gli Ayatollah a un passo dalla bomba ed Hezbollah che non è mai stato militarmente così forte? Per non parlare dei Guardiani della rivoluzione sulle alture del Golan, a cento metri da Israele.