Sta destando molto scalpore e un acceso dibattito quanto avvenuto alla Ajuwon High School nello Stato di Ogun, in Nigeria. Una professoressa con l’aiuto del preside ha costretto circa 300 studentesse a sottoporsi al test della verginità.
Le studentesse, tutte giovanissime, hanno subito questo assurdo abuso sotto la minaccia di essere espulse dalla scuola e iscritte nel “pubblico libro nero” se si fossero rifiutate di sottoporsi al test oppure se fossero risultate non più vergini.
La notizia è emersa a seguito della denuncia di alcuni genitori che si sono rivolte alle autorità. Il Ministro dell’istruzione dello Stato di Ogun ha sospeso la professoressa che aveva imposto alle ragazze di sottoporsi a questo umiliante test, tale Olufunke Aladeojebi, ma non ha preso alcun provvedimento contro il preside.
Il fatto oltre a scatenare polemiche in tutto il paese ha fatto emergere un sottobosco di abusi ai danni delle studentesse di molti Stati nigeriani, specie quelli a maggioranza islamica, di cui nessuno sembrava essersene accorto. Sembra infatti che il test della verginità sia ampiamente praticato in molti degli Stati del nord della Nigeria dove la maggioranza islamica applica la Sharia e altre leggi fuori dal contesto legale nigeriano.
Secondo la signora Olufemi-Kayode, esperta di abusi sessuali, i test della verginità sono un fenomeno fortemente in crescita in Nigeria e ricordano molto da vicino quelli praticati in Turchia fino al 1999 dove le studentesse venivano sottoposte sistematicamente a tale pratica. Non consideriamo poi i risvolti psicologici sulle giovani nigeriane. Secondo uno psicologo, il signor Olawale Meduoye, tale pratica può comportare una maggiore difficoltà ad affrontare un futuro normale rapporto sessuale e può pregiudicare la vita di coppia.
Già nel 2005 lo Stato di Ogun era stato al centro di uno scandalo simile quando un deputato del Partito Democratico Popolare (PDP) aveva proposto il test di verginità per le studentesse come precondizione per poter accedere alle borse di studio.
Redazione