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Rights Reporter > Medio Oriente > Obama prepara un altro subdolo sgarbo a Israele
Medio Oriente

Obama prepara un altro subdolo sgarbo a Israele

By Maurizia De Groot Vos Published 27 Dicembre 2016

Obama prepara un altro sgarbo a Israele e questa volta sarà ancora più devastante e perfido di quello di pochi giorni fa quando ordinò al suo ambasciatore alle Nazioni Unite di astenersi in una risoluzione che condanna gli insediamenti, questa volta si punta a imporre a Israele i confini e la capitale.

Stiamo parlando della ormai fantomatica conferenza di Parigi che si terrà il 15 gennaio, a soli cinque giorni dall’uscita di Obama dalla Casa Bianca. Ebbene, secondo diverse fonti in quelle conferenza dove non ci sarà Israele il Segretario di Stato americano John Kerry presenterà un progetto da portare immediatamente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il quale prevede il ritiro di Israele entro i confini del 1967, la cessione di Gerusalemme Est agli arabi cosiddetti palestinesi e uno scambio di territori sempre con gli arabi per garantire che almeno l’80% delle colonie non venga smantellato. Insomma, si vogliono imporre a Israele i confini e la capitale. Il progetto messo a punto da Kerry e Obama prevede anche che il cosiddetto “Stato palestinese” riconosca Israele come Stato Ebraico e che Israele riconosca Gerusalemme Est come capitale del fantomatico Stato palestinese.

Il Ministro della Difesa israeliano, Avidgor Lieberman, ha criticato aspramente la tempistica di questa “conferenza sulla Palestina” definendola un «moderno processo Dreyfus» con una sola sostanziale differenza e cioè che «questa volta invece di esserci un solo imputato ebreo ci sarà una intera nazione e un intero popolo ad essere giudicati».

Il piano di Obama è drammaticamente semplice. Portare la proposta alla conferenza di Parigi del 15 gennaio, farla approvare dai partecipanti per poi presentarla immediatamente al Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite riunito in sessione straordinaria e farla approvare anche dall’ONU in tempi record, comunque poche ore prima del cambio di guardia alla Casa Bianca. Un vero e proprio tradimento, non solo di Israele ma anche di qualsiasi fondamentale concetto su cui si basa la democrazia americana, un tradimento non solo del popolo ebraico ma anche di quello americano, un regalo al terrorismo di matrice islamica che così potrà dire, come ha già fatto nei giorni scorsi, di aver piegato anche la resistenza americana.

Quello di Obama contro Israele è un attacco senza precedenti, un attacco che mira a minare lo Stato Ebraico e la sua sicurezza ma soprattutto mira a imporre le condizioni arabe senza alcuna trattativa con Israele, come se negli ultimi 70 anni Israele non si fosse difeso dalla distruzione opponendosi strenuamente a diversi attacchi vincendo tutte le guerre di aggressione di cui è stato vittima, come se non avesse subito centinaia di attacchi terroristici e come se la volontà degli arabi di cancellare lo Stato Ebraico non fosse mai esistita. Quello di Obama è un regalo inaudito al terrorismo islamico in un momento in cui proprio il terrorismo islamico compie stragi in tutto il mondo, mentre in Siria ogni giorno muoiono migliaia di persone, in Africa milioni di persone sono allo sbando a causa del terrorismo islamico e in Europa le stragi si susseguono. Non sappiamo cosa prevede la legislazione americana in questi casi, ma secondo noi una bella accusa di tradimento non ci starebbe affatto male.

Di Maurizia De Groot Vos

TAGGED: conferenza parigi, gerusalemme, israele, kerry, obama, palestina

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