Nell’ambito della guerra USA ad Hezbollah l’ultimo passo fatto dagli americani è stato mettere una taglia da dieci milioni di dollari sulla testa di Muhammad Kawtharani, capo del gruppo terrorista libanese in Iraq.
L’importanza di questa decisione, che è solo l’ultima adottata da Washington contro i terroristi libanesi armati e finanziati dall’Iran, non è stata ben compresa da molti analisti del settore.
Anzi, alcuni di loro l’hanno vista come una mossa propagandistica del Presidente Trump e niente altro.
Non c’è nulla di più sbagliato. Finalmente a Washington c’è qualcuno che ha capito che colpire Hezbollah significa colpire l’arma più potente in mano agli Ayatollah iraniani.
A differenza dell’Amministrazione Obama che voleva portare Hezbollah nell’ambito della politica e che si è persino messa di traverso in una indagine dell’FBI sui traffici di droga dei terroristi in America, l’Amministrazione Trump ha scelto di dare priorità alla lotta al gruppo terrorista libanese e lo ha fatto per tante buonissime ragioni.
Prima di tutto a Washington hanno finalmente capito che la forza militare e di deterrenza dell’Iran non dipende dalle loro armi, dai loro missili oppure dalla Guardia rivoluzionaria (IRGC), decisamente non all’altezza di una guerra in campo aperto, ma dipende quasi unicamente dal controllo dei tantissimi proxy, gruppi terroristici non iraniani ma finanziati da Teheran che operano all’estero per nome e per conto degli Ayatollah.
Ebbene, di tutti questi proxy Hezbollah non solo è il più potente (sia pensi solo al fatto che tengono in mano un paese come il Libano), ma è anche il gruppo che nel mondo islamico (anche sunnita) suscita più rispetto ammantato com’è dalla fama di “incorruttibile”.
Le prediche in TV del suo Segretario Generale, Hassan Nasrallah, vengono seguite da milioni di musulmani in tutto l’Islam a prescindere dal credo sunnita o sciita. Nasrallah viene associato a una sorta di “santone islamico globale” ed è addirittura considerato un discendente del Profeta Maometto.
E non ci lasci ingannare dal fatto che la Lega Araba consideri (come gli USA) gli Hezbolah un gruppo terrorista. È una decisione politica in chiave anti-iraniana. Ma la gente della strada nel mondo islamico adora Hezbollah.
È il gruppo terrorista libanese che controlla veramente la Siria, non l’Iran, tanto meno Assad. È vero, obbediscono agli ordini di Teheran, ma solo loro a controllare materialmente il terreno.
È stato Hezbollah ad addestrare i ribelli Huthi in Yemen e a portarli quasi a disarcionare il legittimo governo sunnita. È Hezbollah il candidato più credibile a coordinare i tanti gruppi sciiti in Iraq, specie dopo la morte di Qassem Soleimani.
Anzi, tra i tanti motivi che hanno spinto gli USA a uccidere il generale iraniano al comando della Forza Quds uno dei più importanti e proprio quello secondo il quale Soleimani era considerato l’anello di congiunzione tra Teheran e i terroristi libanesi.
Ma non è solo la “reputazione” di Hezbollah a collocare il gruppo terrorista libanese in cima alla lista dei nemici più temibili degli Stati Uniti. Diverse indagini della DEA e dell’FBI hanno dimostrato che il pericolo rappresentato dai terroristi islamici libanesi è un “pericolo globale”.
Le indagini hanno infatti scoperto che Hezbollah si è creato in modo autonomo una fitta rete di “collaboratori internazionali”, banchieri, uomini d’affari e finanzieri che permettono all’organizzazione di riciclare le centinaia di milioni provenienti dal traffico di stupefacenti a da altre decine di attività illecite perpetrate da Hezbollah.
Questa organizzazione è di stampo globale e opera in tutto il mondo, dall’America Latina all’Africa passando per l’estremo oriente.
A Washington hanno quindi finalmente capito che se vuoi veramente nuocere all’Iran prima di tutto devi smantellare Hezbollah, non trattarci (magari in maniera occulta) come si faceva prima.
Mentre l’Iran è un nemico ben definito, anche geograficamente, Hezbollah è più sfuggente, più indefinito ma globale. Questo lo rende addirittura più pericoloso degli Ayatollah, per i quali è indispensabile.
Quindi è scorretto affermare che la guerra americana ad Hezbollah sia una sorta di “spot” per l’Amministrazione Trump. Al contrario, la guerra USA ad Hezbollah può essere paragonata alla guerra contro Al Qaeda e ISIS con la variante, non da poco, che i terroristi libanesi controllano diversi Stati (Iraq, Siria, Yemen e Libano) e che nel sensibile bilancino della politica mediorientale hanno un peso che nessun’altro ha.