Quanta ipocrisia nell’attacco al Qatar. Sicuri che la politica di Trump sia quella giusta?

by 11 Giugno 2017

Una premessa: il Qatar è realmente uno dei maggiori sostenitori del terrorismo islamico e di certo non è mia intenzione sminuire le responsabilità di Doha in questo settore. Tuttavia la pratica del “bue che da del cornuto all’asino” usata dal resto del mondo arabo nei confronti del Qatar non mi sembra francamente né un cambiamento di rotta degli arabi né un avvicinamento alle posizioni di Israele per quanto riguarda la questione palestinese.

Ciò premesso, l’attacco arabo (per ora solo diplomatico) al Qatar si basa quasi esclusivamente sul concetto che Doha fornisce supporto al terrorismo islamico vicino a ISIS, ad Hamas e alla Fratellanza Musulmana. Sappiamo però che a questi crimini si unisce anche quello di essere uno dei pochi paesi sunniti a non aver rotto i ponti con l’Iran che, a mio modestissimo parere, è l’unico vero motivo dietro alle tensioni tra i Paesi del Golfo e il Qatar.

Ora, ci sono un paio di cosette che non mi tornano. La prima è che ISIS è principalmente una creazione saudita non del Qatar. Certo, è sfuggita di mano, ci si sono infilati un po’ tutti (dalla Turchia allo stesso Qatar) ma la creazione dello Stato Islamico nasce da una idea concepita a Ryiad non a Doha.

La seconda riguarda Hamas. Nei giorni scorsi abbiamo visto sulla stampa araba una lunga serie di attacchi al gruppo terrorista palestinese. Tuttavia, come ha fatto notare ieri il Ministro degli esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, se gli arabi considerano Hamas un gruppo terrorista, come mai non è inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche redatta dal Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG)? La domanda che si pone il Ministro degli Esteri del Qatar è più che legittima. Se Hamas non è considerato dal CCG un gruppo terroristico è considerato allora un legittimo gruppo di resistenza. Delle due una. E il fatto che il Consiglio di cooperazione del Golfo, del quale fanno parte l’Arabia Saudita e gli altri paesi del Golfo che hanno attaccato il Qatar, non abbia inserito Hamas in quella lista (a differenza di Hezbollah che invece c’è) mi fa pensare che effettivamente gli arabi considerino Hamas come un gruppo di legittima resistenza e non come un gruppo terrorista.

Credo quindi che la realtà sia leggermente diversa da quella descritta da coloro i quali sostengono che ci troviamo di fronte a un netto cambio di rotta da parte degli arabi, magari per intercessione divina di Donald Trump. Non vedo sinceramente nessun cambio radicale nella politica araba e soprattutto saudita, al limite vedo un comportamento di convenienza che vuole Israele fondamentale nella lotta all’espansionismo iraniano, vedo un attacco alla Fratellanza Musulmana per motivi politici legati prettamente alle correnti interne all’Islam, ma non vedo nulla di realmente cambiato. I Sauditi rimangono il principale Paese sostenitore del Wahabismo, che non ha nulla da invidiare ai terroristi dell’ISIS. Ryiad continua imperterrita a sostenere finanziariamente una politica di conquista dell’occidente e dell’Africa, così come i tanti gruppi terroristici legati ad Al Qaeda. I salafiti dipendono da Ryiad non da Doha.

E poi c’è un altro dubbio che mi assilla: perché il Qatar si e la Turchia no? Ad Ankara sostengono apertamente Hamas almeno quanto viene fatto a Doha. Per anni la Turchia si è ingrassata con gli affari fatti con lo Stato Islamico e anche adesso evita di attaccare ISIS direttamente. La Turchia appoggia apertamente anche la Fratellanza Musulmana e non è fondamentalmente ostile all’Iran tanto che, come Paese confinante, non disdegna affari con Teheran. Insomma, Erdogan fa le stesse identiche cose di cui viene accusato l’emiro del Qatar ma nessuno sembra farci caso. Come mai?

Non lo so, a me sembra tanto che ci vogliano vendere una pappina povera spacciandola per un ricco piatto di tortellini.

Gli arabi avevano bisogno di una distrazione per coprire le loro tantissime malefatte mentre il nuovo Presidente americano aveva bisogno di giustificare una vendita di armi ai sauditi come non si era mai vista prima. Il piccolissimo Qatar era perfetto per questa operazione che puzza di ipocrisia lontano un miglio. Ma col cavolo che sono andati a rompere le scatole a Erdogan che pure fa le stesse cose del Qatar.

Non vorrei che con la scusa del “rischio Iran” si vadano a implementare politiche che nel medio-lungo periodo potrebbero risultare più pericolose del certamente reale pericolo rappresentato da Teheran. L’Iran resta certamente il pericolo maggiore per il Medio Oriente e in particolare per Israele, su questo credo che ci siano pochi dubbi. Ma da qui a riempire di armi chi non è certamente meno pericoloso degli iraniani ce ne passa. Non mi sembra una politica lungimirante, la stessa accusa che per anni (io per primo) abbiamo mosso ad Obama.

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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