Articolo di Articolo di Jerry Fisayo-Bambi – Centinaia di donne hanno manifestato a Dakar, capitale del Senegal, per denunciare il sistema giudiziario e l’eccessiva tolleranza nei confronti della violenza contro le donne in Senegal.
Aissatou Sène, portavoce della protesta svoltasi a Place de la Nation, ha dichiarato: «ci aspettiamo che lo Stato fornisca strutture, rifugi e tutto il necessario per sostenere le vittime».
Poi ha continuato: «quello che vogliamo dallo Stato oggi è per le donne, che costituiscono più di metà della popolazione, affinché possano sentirsi al sicuro».
Infine ha detto: «siamo qui per tutte le “Louise”, siamo qui soprattutto per una “Louise” che è stata violentata, filmata e questo film pornografico di una minorenne è stato condiviso in tutto il mondo all’insaputa della vittima».
«Se giustizia e legge venissero applicate e gli stupratori ricevessero le condanne che meritano, oggi non saremmo qui». ha infine sottolineato Sène.
Louise (il cognome viene omesso) è stata ripresa mentre veniva violentata e il video ha fatto il giro del web diventando un “film pornografico” di successo.
Nel gennaio del 2020, il Senegal ha approvato una legge che criminalizza lo stupro e la pedofilia dopo molte campagne della società civile, in particolare delle organizzazioni che difendono i diritti delle donne.
La legge volta a stringere il cappio sulla violenza sessuale contro donne e bambini, prevede una pena massima dell’ergastolo e 10 anni di reclusione come pena minima per i colpevoli di stupro.
Prima d’ora, lo stupro era considerato solo un reato minore in Senegal, con i trasgressori che ricevevano poca o nessuna punizione.
Ma la massiccia campagna che ha seguito lo stupro e l’omicidio di due donne nel 2019 ha spinto il governo a redigere la legge appena adottata anche se poco applicata.
Tanto è vero che all’inizio di quest’anno, le tensioni sono scoppiate nel paese dopo che il leader dell’opposizione, Ousmane Sonko, è stato arrestato per un presunto caso di stupro.
Giorni di scontri e proteste hanno provocato la morte di almeno cinque persone, ma nonostante il caso fosse intriso di politica, ha riportato alla ribalta il tema degli stupri in Senegal.
Le accuse contro Sonko sono emerse per la prima volta a febbraio dopo che una addetta ad una sala massaggi lo aveva accusato di stupro.
L’accusatrice, una giovane donna di nome Adji Sarr, in una mossa rara, audace e senza precedenti per il Senegal si è fatta avanti e lo ha denunciato e ha concesso interviste alla stampa.
«Se Ousmane Sonko non ha mai dormito con me, lo giuri sul Corano», ha detto Sarr nell’intervista, trasmessa da una serie di canali televisivi privati.
Ha sottolineato che Sonko l’ha costretta a fare sesso in diverse occasioni e ha minacciato rappresaglie se non avesse obbedito.
Sonko, 46 anni, un devoto musulmano che ha un considerevole seguito tra i giovani del Paese, ha ripetutamente negato le accuse.
È stato arrestato dalla polizia e accusato di disordini pubblici dopo che sono scoppiati scontri con i suoi sostenitori mentre si recava in tribunale. In seguito è stato rilasciato.