Secondo un rapporto diffuso dall’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale (INSS) Hezbollah rimane la minaccia più grave per Israele per quanto riguarda un potenziale conflitto convenzionale.

Secondo il rapporto presentato ieri dal Generale Amos Yadlin, capo del INSS, al Presidente di Israele, Reuven Rivlin, Hezbollah dispone di missili che possono raggiungere con precisione e potenza qualsiasi zona di Israele, dispone di droni che possono essere usati per missioni suicide, di sistemi di difesa antiaerea di fabbricazione russa tra i migliori disponibili al mondo e, soprattutto, dispone di un esercito altamente addestrato che continua ad addestrarsi quotidianamente per conquistare le città israeliane. Per questo motivo Hezbollah rimane per Israele la minaccia più grave, più ancora di Hamas sebbene proprio con i terroristi palestinesi la possibilità di un conflitto rimanga nell’immediato molto più alta di quanto non lo sia con Hezbollah.

Il rapporto contiene anche alcune raccomandazioni da trasmettere al IDF, al Mossad e allo Shin Bet. Tra queste si chiede un ulteriore potenziamento del già importante sistema di intelligence volto a intercettare il trasferimento di armi avanzate dalla Siria a Hezbollah e dall’Iran direttamente in Libano attraverso navi e aerei commerciali o, come di recente è successo in Siria, attraverso voli “diplomatici”.

Il rapporto evidenzia che comunque per il momento la possibilità di una escalation con Hezbollah rimane improbabile anche perché i terroristi libanesi sono pesantemente impegnati nella guerra in Siria, mentre la possibilità di un ulteriore scontro con Hamas in tempi relativamente brevi rimane altamente probabile.

Nel rapporto c’è posto anche per l’Iran che dopo l’accordo sul nucleare iraniano ha notevolmente aumentato le sue capacità belliche convenzionali. Proprio per questo, secondo l’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale, nel medio-lungo termine l’Iran diventerà comunque la minaccia più importante per Israele anche perché potrà contare proprio su Hezbollah per minacciare lo Stato Ebraico.

Infine il rapporto delinea lo scenario che Israele dovrà affrontare nel medio-lungo termine e lo suddivide in tre punti che sono tre sfide significative: uno stato nemico con capacità nucleari (l’Iran), le tensioni con i palestinesi che secondo il INSS puntano a uno stato per due popoli e non ai due Stati per due popoli, e infine l’erosione dello status di Israele a livello internazionale con sempre più nemici che cercheranno di delegittimare lo Stato Ebraico.

L’unica nota positiva che viene delineata dal rapporto dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale è quella che il Generale Amos Yadlin definisce «una importante finestra di opportunità» cioè l’entrata in carica di Donald Trump il quale ha dimostrato di condividere molti interessi strategici con Israele e con i Paesi arabi pragmatici.

Poche parole invece sulla Autorità Nazionale Palestinese (ANP) con la quale l’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale consiglia di dialogare nonostante le gravi difficoltà interne alla ANP e i tanti tentativi della leadership palestinese di delegittimare Israele a livello internazionale. Per il momento secondo l’INSS è opportuno non alzare il livello dello scontro con la ANP in quanto è l’unica che riesce a contenere l’espansione di Hamas in Giudea e Samaria.

Di Sarah G. Frankl