Siria: 45.000 morti. Ma secondo la Ashton il problema è la Palestina

13 Dicembre 2012

Catherine Ashton

I dati diffusi ieri dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani parlano da soli: sono 45.000 (quarantacinquemila) i morti nel conflitto siriano, dei quali oltre l’85% sono civili in maggioranza donne e bambini.

Ci sarebbe di che rabbrividire e, soprattutto, ci sarebbe da agire concretamente per fermare la carneficina siriana (con un buon aiuto di Hezbollah e Iran). Invece anche ieri l’Unione Europea per bocca della sua rappresentante alla politica estera, Catherine Ashton, ha allegramente sorvolato su questa vera e propria macelleria umana per occuparsi di Palestina.

L’Unione Europea ha minacciato “severe sanzioni” contro Israele se non farà marcia indietro sulle nuove costruzioni previste per la zona denominata “E1”. A dirlo è stata la Ashton dopo una riunione da lei stessa organizzata e voluta con i rappresentanti degli Stati della UE, riunione dove non si è parlato della carneficina siriana e su cosa fare di concreto per fermarla. No, per la Ashton e per le cancellerie europee il problema è la nascita di un quartiere israeliano a Gerusalemme Est.

Siamo davvero alla farsa vergognosa se si continua a mettere al di sopra di tutto la cosiddetta “questione palestinese” quando invece i problemi reali sono ben altri. La volontà della Ashton di occuparsi solo di danneggiare Israele è talmente evidente che è difficile credere che nessuno se ne sia accorto. Se poi si sorvola allegramente su 45.000 morti l’evidenza appare ancora più chiara nella sua vergognosa spudoratezza. Se poi si guarda al fatto che Catherine Ashton, da quando è iniziata la guerra in Siria ha convocato solo tre riunioni speciali dedicate a quella crisi mentre, nello stesso lasso di tempo, le riunioni speciali dedicate alla Palestina sono state almeno dodici, la discrepanza appare in tutta la sua evidenza.

Sarah F.

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