Ieri la Russia ha annunciato a sorpresa il ritiro delle proprie truppe dalla Siria. L’annuncio è arrivato come un fulmine a ciel sereno, del tutto inaspettato tanto che ha sollevato da subito diversi interrogativi sulle reali motivazioni che hanno spinto Putin a fare questo clamoroso dietro front.
Gli analisti di tutto il mondo sono rimasti spiazzati dalla decisione di Putin ma non quelli israeliani che negli ultimi tempi avevano notato una serie di fratture tra la Russia e i suoi alleati regionali e con lo stesso Assad, fratture che per lo più riguardano due punti: 1 – la possibile soluzione politica del conflitto siriano che per Putin prevede la possibilità che Assad lasci il potere, ipotesi scartata categoricamente dall’Iran e dallo stesso Assad. 2 – l’impegno iraniano in Siria non è, secondo Putin, adeguato alla situazione e un ritiro russo potrebbe spingere Teheran a impegnarsi maggiormente con le proprio truppe in Siria.
Ma andiamo con ordine a partiamo dal punto più importante, quello della possibile soluzione politica della crisi. Già a settembre dello scorso anno Putin prendeva in considerazione la possibilità di abbandonare Assad e di favorire un progressivo cambio al vertice della Siria. Quella soluzione oggi è rimasta l’unica veramente attuabile sul tavolo delle trattative che in questi giorni riprendono a Ginevra. Ma Assad difficilmente lascerà il potere se ci sono i militari russi a proteggerlo. Da qui la tensione tra il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e il dittatore siriano che potrebbe aver portato Putin a prendere la clamorosa decisione di ritirarsi dalla Siria per favorire una soluzione politica. La seconda ipotesi parte da alcune indiscrezioni di intelligence dei giorni scorsi che parlavano di una certa tensione tra la Russia e l’Iran in merito allo “scarso impegno” iraniano in Siria, scarso impegno certificato anche da un rapporto del The Washington Institute che, nonostante le vittime di parte iraniana nella guerra in Siria, parla di “impegno militare iraniano ridotto al minimo essenziale per non far cadere Assad” e non di un vero e proprio intervento militare.
Iran has never committed more than the minimum force necessary to keep Bashar al-Assad in power, so one cannot say that it has been militarily “all in” when it comes to supporting its Syrian ally. Except for the relatively small Qods Force, Iran has deployed only a tiny slice of the 100,000-man IRGC Ground Forces and the 350,000-man Artesh…
Secondo la Reuters Damasco ha respinto qualsiasi ipotesi di rottura o di disaccordo con Putin sostenendo che la decisione russa è stata concordata con Assad, ma i dubbi di una forzatura da parte di Mosca rimangono intatti. Sospettosa l’opposizione siriana che ha fatto sapere di essere “perplessa” e di non fidarsi dei russi. Silenzio per il momento da Teheran già in tensione con Mosca per la decisione russa di sospendere la consegna degli S-300.
Scritto da Paola P.
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