Supercoppa in Arabia Saudita: giuste le critiche, ma…

4 Gennaio 2019

Prima di tutto una doverosa premessa: considero l’Arabia Saudita uno degli Stati islamici più pericolosi e oppressivi e penso che la decisione della Lega Calcio di Seria A italiana di accettare di giocare la Supercoppa in quel Paese sia quanto di più sbagliato ci possa essere.

Ciò detto, non accetto nemmeno di vedere tutta l’ipocrisia politica che ruota attorno a questa decisione certamente discutibile.

Quelli che criticano la decisione della Lega Calcio sono gli stessi che sono stati in silenzio quando è stato deciso di disputare i mondiali di calcio del 2022 in Qatar? No perché se sono gli stessi forse farebbero bene a tacere visto che il Qatar è molto peggio dell’Arabia Saudita.

mohammed salahQuelli che criticano la decisione della Lega Calcio di disputare la Supercoppa in Arabia Saudita non saranno mica gli stessi che non hanno fiatato quando un giocatore di primaria importanza come l’egiziano Mohammed Salah ha detto che se il Liverpool avesse acquistato un giocatore israeliano (Moanes Dabbur) se ne sarebbe andato, dimostrando un razzismo e un antisemitismo così palesi che hanno pochi precedenti nella storia del calcio?

Quelli che criticano la decisione di giocare la Supercoppa in Arabia Saudita per via del caso di Jamal Khashoggi, il giornalista/politico ucciso in Turchia dai servizi sauditi, non saranno mica gli stessi che se ne stanno in silenzio di fronte alle centinaia di giornalisti arrestati proprio in Turchia, o in Iran, in Russia e via dicendo?

Lo ripeto a scanso di equivoci: la decisione di giocare la Supercoppa in Arabia Saudita non solo è sbagliatissima, sfiora l’abominio. Ma se si vuole criticare qualcosa lo si deve fare da una posizione moralmente ineccepibile.

Chi è stato in silenzio di fronte al razzismo antisemita di Salah, ai mondiali di calcio in Qatar, chi tace di fronte alle tante violenze islamiche quotidiane contro i giornalisti, contro i musulmani progressisti e contro le donne, non ha la caratura morale per lanciare critiche.

Questo non vuol dire naturalmente che le critiche non siano dovute, solo che servirebbe meno ipocrisia e soprattutto meno accondiscendenza verso la Fratellanza Musulmana.

E si, perché tutta la campagna messa in piedi contro l’Arabia Saudita parte dalla Fratellanza Musulmana e non dai tanto declamati “difensori dei Diritti Umani”, ed è una campagna meramente politica non “di Diritto”.

Intendiamoci, non c’è niente di scandaloso in tutto questo, niente di illegale. Oggi l’informazione funziona così. Ma nessuno ha “il verbo”, nessuno ha la limpidezza morale per fare la paternale alla Federazione Calcio.

MBS Mohammed bin Salman

L’Arabia Saudita è sotto attacco mediatico da quando il Principe ereditario Mohammad bin Salman ha inaugurato una “nuova era politica” votata all’uscita dell’Arabia Saudita da quel Medio Evo dove l’estremismo islamico wahabita l’ha relegata.

Qualcuno sostiene che sia in corso uno scontro tutto interno al mondo sunnita con gli Wahabiti da un lato e la Fratellanza Musulmana dall’altro. Forse è vero, o perlomeno alla base c’è la rivalità tra questi due gruppi estremisti islamici. Ma gli attacchi portati a Mohammad bin Salman sono trasversali, arrivano sia dal mondo della Fratellanza Musulmana che da quello dello Wahhabismo. Come si spiega?

Anche le giustissime critiche alla decisione di giocare la Supercoppa in Arabia Saudita fanno parte di questo scontro che, diciamocelo, non ha nulla a che vedere con i Diritti delle donne saudite o con l’omicidio di Jamal Khashoggi. A nessuno è importato niente delle donne saudite fino ad oggi.

Il problema è il Principe ereditario saudita che con le sue idee ha sconvolto tutti i parametri Wahabiti e della Fratellanza Musulmana e ha fatto saltare i nervi a molti antisemiti perché ha inaugurato un nuovo corso nei confronti di Israele.

Cambia qualcosa questo rispetto alle critiche rivolte alla Federazione Calcio? No, non cambia niente perché quelle critiche sono basate su cose reali. Non c’è un complotto.

Tuttavia proprio quelle critiche nascondono un attacco politico a Mohammad bin Salman, che non sarà certo uno stinco di santo ma che fino ad oggi è stato l’unico, insieme al Presidente egiziano El-Sisi guarda caso anche lui sotto attacco mediatico, ad esporsi personalmente per cercare cambiare un mondo islamico rimasto al Medio Evo.

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