Funzionari dei servizi israeliani hanno confermato che ad aprile c’è stato un cyber attacco iraniano contro Israele e in particolare contro le infrastrutture che gestiscono l’afflusso di acqua potabile garantendo che milioni di israeliani ne possano usufruire.
L’attacco cibernetico, sventato veramente all’ultimo istante, è stato descritto come «sincronizzato e ben organizzato» e le successive indagini hanno provato che proveniva dall’Iran.
Obiettivo dei cyber-terroristi, come detto, erano le strutture che garantiscono acqua potabile al paese.
Il loro piano era quello di aumentare i livelli di cloro nell’acqua e introdurre altri prodotti nocivi. Un anonimo funzionario israeliano intervistato dal Financial Times ha detto che «migliaia di persone hanno rischiato di ammalarsi» per questo attacco.
Il capo della direzione nazionale informatica cibernetica ha lasciato intendere la scorsa settimana che l’attacco avrebbe potuto mirare a mescolare cloro o altri prodotti chimici nella riserva idrica.
Oltre a questo in un secondo momento gli iraniani puntavano a sovraccaricare il sistema in modo da mettere fuori uso le pompe.
«È stato un attacco molto sofisticato e ancora dobbiamo capire bene tutta la dinamica» ha detto il funzionario israeliano al Financial Times.
Iran e Israele da anni si stanno scontrando a livello cibernetico con successi e fallimenti da ambo le parti, ma fino ad ora nessuna delle due parti aveva attaccato strutture civili. Questo per una sorta di codice d’onore non scritto. Ora gli iraniani hanno superato anche questo tabù.