Ieri il Ministero dell’interno della Turchia ha reso noti i numeri relativi alla repressione del dopo golpe e sono numeri davvero impressionanti.
Secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’Interno turco, Suleyman Soylu, dopo il fallito golpe del luglio 2016 che mirava a deporre Erdogan, le persone arrestate e detenute sono 113.000 mentre i rinviati a giudizio ma non arrestati sono 47.155.
Scendendo nello specifico tra gli arrestati ci sono 10.732 agenti di polizia, 7.643 soldati, 168 generali, 2.575 giudici e pubblici ministeri, 26.177 civili e 208 amministratori locali. Una ecatombe per il sistema di difesa, per il sistema civile e per quello giudiziario.
Tutti sono accusati di alto tradimento e di appartenere alla rete di Fethullah Gulen che Erdogan accusa di essere dietro al tentativo di golpe.
In realtà in molti pensano che Erdogan abbia colto la balla al balzo per disfarsi dei suoi oppositori e non in pochi pensano addirittura che il golpe in Turchia sia stato in effetti organizzato dallo stesso Erdogan proprio per liberarsi di coloro che gli sbarravano il passo e ostacolavano l’islamizzazione della Turchia. I numeri della repressione, la tempestività nell’individuare i responsabili e i partecipanti, la strana dinamica dello stesso golpe lasciano aperti molti dubbi.
Una cosa appare certa: dal tentativo di golpe a oggi Erdogan ha accentrato tutto il potere nelle sue mani facendo fuori chiunque gli si opponesse. E se malauguratamente dovesse passare il referendum per la riforma costituzionale che trasformerà la Turchia in un sistema presidenziale, allora il sultano turco potrà veramente fare tutto quello che vuole, e non è una buona cosa per nessuno.