Con il passare dei giorni si delinea con sempre più chiarezza la nuova linea politica della Turchia sulla Siria. Ieri il Primo Ministro turco, Binali Yildirim, ha detto che il Presidente siriano, Bashar Assad, può essere parte del periodo di transizione nel Paese devastato da cinque anni di guerra ma che non lo potranno essere i curdi che pure sono gli unici che combattono ISIS sul terreno.

In sostanza, sopo gli incontri dei giorni scorsi tra Erdogan e Putin e tra lo stesso Erdogan e il Ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, la Turchia sembra aver rimosso il suo veto su Assad ottenendo in cambio di avere mano libera con i curdi che sul terreno sono alleati degli americani e che tanti successi hanno avuto contro ISIS sia in Iraq che in Siria.

Parlando ai rappresentanti dei media stranieri a Istanbul, il Primo Ministro turco ha detto che Assad non è il futuro della Siria nel lungo termine ma che «la Turchia può accettare di sedersi con lui per trattare un periodo di transizione». Tuttavia ha poi aggiunto che nelle eventuali trattative per la transizione in Siria la Turchia non accetterà che ci siano rappresentanti dei ribelli curdi né, naturalmente, Daesh.

La precisazione fatta dal Primo Ministro turco evidenzia con estrema chiarezza sia le linee di priorità della politica turca in Siria che lo “scambio” avvenuto nei giorni scorsi quando in sostanza Russia e Iran hanno convinto la Turchia a rinunciare a chiedere la testa di Assad in cambio di quella dei curdi. E questo “scambio” si è manifestato subito con gli attacchi aerei siriani e russi alle forze curde che combattono ISIS, attacchi che non hanno nulla a che vedere con la difesa di Assad visto che i curdi combattono in una zona che non è sotto controllo dell’esercito siriano ma sotto quello di Daesh.

Diversi interrogativi sulla linea americana

Quello che ancora non è ben chiaro è la linea che terranno gli americani, alleati sul terreno dei curdi, dopo l’accordo di “baratto” tra Erdogan, Putin e gli Ayatollah iraniani. Tecnicamente ci si aspetterebbe che gli americani difendano i curdi dagli attacchi russi, siriani e probabilmente turchi che presumibilmente arriveranno nei prossimi giorni, solo che ancora a Washington non hanno fatto sapere con chiarezza la loro posizione e in questi particolari frangenti il silenzio o la scarsa chiarezza equivale molto spesso a un assenso. Non vorremmo che i curdi venissero sacrificati (ancora una volta) sull’altare delle geopolitica e degli affari. Fino ad ora i curdi sono stati gli unici che veramente hanno combattuto contro ISIS riportando inimmaginabili vittorie sul terreno. Attaccare i curdi significherebbe quindi aiutare ISIS. Solo che a quanto pare né ai russi, né agli iraniani, né tanto meno ai turchi interessa combattere ISIS. Ora, sapere cosa faranno gli americani sarebbe quindi di fondamentale importanza per sapere quale sarà il futuro dei curdi e della guerra a Daesh.

Il problema dei rapporti tra NATO e Turchia

Questi interrogativi su come si comporteranno gli americani nella questione turco-curda apre nuovi interrogativi anche sulla permanenza della Turchia nella NATO. La nuova politica turca si muove decisamente verso l’asse Russia-Iran e già questo sarebbe sufficiente per mettere in discussione la permanenza della Turchia nell’Alleanza Atlantica. Se a questo repentino cambio di rotta si dovesse aggiungere anche un attacco alle forze curde alleate della NATO nella guerra a ISIS, allora la permanenza di Ankara nell’Alleanza Atlantica non potrebbe più essere tollerata. Ma anche su questo a Washington sembrano tergiversare. Non vorremmo che sia in corso un tentativo di mantenere la Turchia all’interno della NATO dando in cambio a Erdogan la testa dei curdi. Sarebbe uno dei più gravi atti di tradimento da parte dell’Alleanza Atlantica nei confronti di un suo alleato, un tradimento che creerebbe un precedente gravissimo e pericoloso.

Scritto da Adrian Niscemi