Un po’ di verità in più sul vergognoso tradimento americano dei curdi

9 Ottobre 2019

L’invasione turca del nord della Siria non è ancora formalmente iniziata ma le prese di posizioni allarmate della comunità internazionale continuano e le dichiarazioni (precisazioni) del Pentagono non fanno altro che aumentare la rabbia di chi si oppone a questo atto di prepotenza turco.

Jonathan Hoffman, portavoce del Dipartimento di Stato americano (Pentagono), ha rilasciato una dichiarazione scritta dopo che il presidente Donald Trump aveva annunciato che avrebbero ritirato i soldati americani dalla Siria settentrionale.

Hoffman precisa che gli USA non ritirano i loro militari ma che li spostano in una zona più sicura lontana da quello che sarà il territorio della invasione turca.

«Nonostante le continue dichiarazioni contrarie, il Segretario Esper e il Presidente Milley sono stati consultati negli ultimi giorni dal Presidente in merito alla situazione e agli sforzi per proteggere le forze statunitensi nel nord della Siria di fronte alle azioni militari della Turchia» scrive Hoffman nel suo comunicato.

«La posizione del Dipartimento è stata e rimane che stabilire una zona sicura nel nord della Siria sia la strada migliore per mantenere la stabilità» continua il comunicato.

«Sfortunatamente, la Turchia ha scelto di agire unilateralmente. Di conseguenza abbiamo spostato le forze statunitensi nel nord della Siria fuori dal percorso della potenziale incursione turca per garantire la loro sicurezza. Al momento non abbiamo apportato modifiche alla presenza delle nostre forze in Siria» conclude il comunicato.

Quindi non è corretto dire che gli americani si sono ritirati dalla Siria, ma è molto più corretto dire che gli americani si sono semplicemente fatti da parte per lasciare campo libero ai turchi.

In questa forma il tradimento americano dei curdi appare ancora più vergognoso di quanto non apparisse in precedenza perché sottintende un implicito via libera americano alle operazioni militari turche nel nord della Siria.

Il Presidente Trump ha negato di aver dato il via libera all’invasione turca del nord della Siria, anzi, ha minacciato di «azzerare l’economia turca» nel caso Ankara fosse andata oltre i limiti (quali limiti?). Tuttavia non ha convinto nessuno e la sensazione che gli USA se ne siano bellamente lavati le mani rimane fortissima.

Miliziani islamisti in prima linea

Secondo diverse fonti il dittatore turco, Recep Tayyip Erdogan, sarebbe intenzionato a usare i miliziani islamisti per l’invasione del nord della Siria così come fece per l’invasione di Afrin.

Sarà quindi la famigerata divisione al-Hamza, una delle maggiori milizie islamiche al soldo di Erdogan comandata da Sayf Abubakr, a portare avanti l’invasione del Kurdistan siriano mentre l’esercito turco rimarrà a fare da appoggio.

Non è una buona notizia. La divisione al-Hamza si è macchiata di gravissimi crimini nella regione di Afrin ed è composta da ex elementi di Al Qaeda e ISIS. Gli americani non possono non saperlo, il che rende ancor più grave il loro “riposizionamento”.

Cosa vuole fare veramente la Turchia?

Ufficialmente Ankara vuole creare una “zona sicura” nel nord della Siria dove poter trasferire milioni di rifugiati siriani attualmente ospitati in Turchia. Ufficiosamente Erdogan intende fare una pulizia etnica della regione espellendo la popolazione curda e, soprattutto, intende distruggere le milizie curde del SDF che lui considera vicine al PKK e quindi terroristi.

La verità vera è che Erdogan intende prendere il posto di ISIS in quell’area e non lo può fare fino a quando le milizie curde saranno nella regione.

Haamid B. al-Mu’tasim

Blogger siriano rifugiato in Italia. Esperto di terrorismo islamico e di dinamiche mediorientali in particolare di Siria e Iraq

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