Venezuela: il genocidio silenzioso dei malati

19 Gennaio 2018

Si parla pochissimo di Venezuela sui media mondiali. Si è tornato ad accennare qualcosa nei giorni scorsi solo in occasione della eliminazione in diretta televisiva di Oscar Perez, l’eroe della resistenza venezuelana che con il suo elicottero aveva attaccato la sede del Parlamento venezuelano dopo che Maduro, con un vero colpo di stato, aveva esautorato il Parlamento che si accingeva a sfiduciarlo.

venezuela maduro

Ma sono i blogger venezuelani che, per lo più ignorati, continuano a raccontarci quello che succede nel paese sudamericano sconvolto dalla povertà e dalla fame in cui il regime di Maduro lo ha trascinato.

Un aspetto di cui si parla pochissimo sui media (meno del solito) sono le migliaia di morti derivati dalla mancanza di medicine. Era stato proprio Oscar Perez a ricordare come il regime avesse messo «silenziosamente a morte» migliaia e miglia di persone malate di HIV, i diabetici, le persone con problemi ai reni e comunque tutti i malati terminali, ordinando che le poche medicine a disposizione non fossero distribuite a queste persone

Non si parla di piccoli numeri. Secondo Daniel, un famosissimo blogger che scrive clandestinamente dal Venezuela (uno dei tanti ma certamente quello più informato) e che gestisce un blog in inglese, le morti a causa della mancanza di medicinali sarebbero nell’ordine di decine di migliaia. Ce lo conferma anche Adriana, un’altra blogger venezuelana che è costantemente in contatto con la nostra redazione, la quale va addirittura oltre e parla di «un piano deliberato messo a punto dal regime per liberarsi di tutte quelle persone che pesano maggiormente sul welfare del Venezuela», una accusa pesantissima che se venisse provata equiparerebbe Maduro ai nazisti che per lo stesso motivo eliminavano i portatori di handicap.

Attenzione perché non si parla di «impossibilità a fornire i medicinali a causa della scarsità degli stessi» un problema che comunque è attuale in Venezuela, ma di una «scelta deliberata e cosciente del regime».

«Stiamo cercando in ogni modo di denunciare questo gravissimo fatto alle Nazioni Unite» ci dice Adriana al telefono su Skype «ma troviamo ogni tipo di resistenza, compresa quella che ci oppone l’Organizzazione Mondiale della Sanità». Ci vogliono prove per avanzare una denuncia alle Nazioni Unite, ma le prove si troverebbero se solo ci fosse chi è disposto a cercarle, ma soprattutto ci vogliono le organizzazioni che hanno la qualifica per proporre una denuncia all’Onu, gente del calibro di Amnesty International o Human Rights Watch. Ma non sembra che al momento ci siano organizzazioni disposte a supportare questa denuncia. Magari si danno da fare per la liberazione di Ahed Tamini, la teppistella araba che prende a pugni i soldati israeliani, ma dei venezuelani ridotti ormai allo stremo se ne infischiano altamente o fanno solo finta di interessarsene, specialmente di fronte a una denuncia di tale gravità.

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