La Palestina è il maggior beneficiario di finanziamenti internazionali per lo sviluppo, almeno per quanto riguarda la somma procapite. Nell’ultimo anno sono stati erogati ai palestinesi 11,7 miliardi di dollari (varie fonti tra cui UE, ECHO, WB, ONU, UNRWA ecc. ecc.). Solo il Pakistan ha avuto di più (la Repubblica Democratica del Congo segue di poco), ma la differenza procapite tra Palestina e Pakistan è abissale (3.760.000 abitanti della Palestina contro 176.745.364 del Pakistan e 67.757.577 della RD Congo).

Per fare un esempio comprensibile i palestinesi hanno ricevuto dalla comunità internazionale la somma procapite di 3.100 dollari contro i 174 dollari procapite dei congolesi e addirittura 74 dollari dei pakistani.

Bene, secondo un rapporto ONU che i burocrati del Palazzo di Vetro si guardano bene dal diffondere, nei territori palestinesi sono stati spesi per lo sviluppo solo 1,3 miliardi, cioè solo 345 dollari procapite. Dove sono i rimanenti 10,4 miliardi di dollari?

Cerchiamo di capire dov’è finito questo mare di soldi. Una parte non trascurabile se la sono bevuta alcune ONG che avevano presentato dei progetti, poi finanziati ma mai implementati (il sistema di ONG che gira intorno alla questione palestinese è impressionante e quasi mai limpido). Un’altra parte considerevole è andata nel pagamento dei dipendenti delle tante organizzazioni che ruotano attorno alla questione palestinese (ONG, ONU, UNRWA, la vecchia OLP e la nuova ANP, ma anche Hamas). Tanti soldi sono stati destinati al finanziamento dei media vicini alla causa palestinese (e non necessariamente i media sono palestinesi). Poi ci sono le rappresentanze diplomatiche palestinesi all’estero (ANP e Hamas). Un’altra parte considerevole si pensa sia stata destinata all’acquisto di armi. E poi? Beh, poi ci sono i conti esteri di Abu Mazen, della sua famiglia e di tutta la nomenclatura palestinese (Fatah e Hamas, senza distinzioni). Di molti soldi si sono proprio perse le tracce, ma i conti sono impietosi. Il fatto certo è che i conti palestinesi sono fumosi, poco chiari e senza nessuno che li controlli.

Quello che rimane francamente incomprensibile è che questi numeri ce li hanno tutti a partire dai maggiori donatori  (Unione Europea, Stati Uniti, World Bank e Giappone) fino ai più piccoli, ma nessuno dice niente o chiede conto di questo incredibile squilibrio tra denaro erogato per lo sviluppo e denaro effettivamente speso.

Si continua imperterriti a dare la colpa del sottosviluppo palestinese a Israele, alle colonie, ai blocchi e al muro di sicurezza quando invece appare chiaro che le colpe stanno da tutt’altra parte.

Sul perché di tutto questo ci sarebbe da aprire una seria discussione, ma ogni volta che si parla di Palestina e di palestinesi il mondo sembra avere la mortadella sugli occhi. Dietro agli “aiuti umanitari” ai palestinesi c’è un vero sistema di truffa globale che non può più essere taciuto.

Noemi Cabitza