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Ormai la festa del 25 Aprile è diventata un teatrino dell’assurdo dove viene impedito alla Brigata Ebraica e alle Associazioni di deportati di partecipare alle manifestazioni su precisa richiesta dei nipotini delle Waffen-SS palestinesi mentre si permette agli stessi nipotini delle Waffen-SS di sfilare liberamente senza che nessuno chieda conto della loro presenza.

In questi giorni abbiamo assistito allibiti al silenzio tombale da parte della politica su quello che sta avvenendo intorno alle celebrazioni del 25 Aprile, un silenzio rotto solo sporadicamente da qualche esponente di secondo piano più sensibile di altri ma che in nessun caso ha visto la denuncia aperta e sincera del fatto che i nipotini della Waffen-SS palestinesi impedissero a chi ha veramente lottato per la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo partecipasse, com’è giusto, alle celebrazioni del 25 Aprile. Oggi non vedremo sfilare le bandiere della Brigata Ebraica ma in compenso vedremo le bandiere di chi durante la guerra sie era schierato con i nazisti, le bandiere palestinesi. Se non una assurdità questa allora cos’è una assurdità?

Allora oggi vorremmo ricordare a chi sfilerà per il 25 Aprile a fianco di chi lo farà sventolando la bandiera palestinese chi fossero coloro che oggi espropriano il senso del 25 Aprile nel nome di qualcosa che non c’è e non c’è mai stato, di qualcosa che durante la seconda guerra mondiale ha combattuto a fianco dei nazisti, l’islam nazista dei cosiddetti “palestinesi”.

Quando vedrete la bandiera palestinese sfilare nel corteo del 25 Aprile ricordate che il gran muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini, si schierò apertamente a fianco di Hitler con il duplice obiettivo di interrompere l’insediamento ebraico in Palestina e di realizzare, a fianco della Germania ma grazie ad una guerra santa dell’Islam, la “Soluzione finale” del problema ebraico in tutto il mondo. A ricordarcelo è un libro intitolato “La mezzaluna e la Svastica” scritto da David G. Dalin e John F. Rothmann il quale tra le altre cose riporta la corrispondenza tra il gran muftì di Gerusalemme, che contribuì al reclutamento di musulmani nelle formazioni internazionali delle Waffen-SS e in quelle del Regio Esercito italiano, e i gerarchi nazisti. Di particolare interesse è leggere un estratto della lettera che gran muftì di Gerusalemme scrisse a Hilter:

[box type=”info”]…E adesso, dopo tanti altri paesi della penisola arabica, è giunto il momento della Palestina. Il suo caso, Eccellenza, le è ben noto poiché anche la Palestina ha sofferto della perfidia inglese. Si tratta di creare un ostacolo all’unità e all’indipendenza dei paesi arabi contrapponendoli direttamente agli ebrei di tutto il mondo, nemici pericolosi le cui armi segrete sono il denaro, la corruzione e l’intrigo, oltre alle baionette britanniche. Da vent’anni ormai ci ritroviamo faccia a faccia con queste diverse forze. Armati di una fede invincibile nella loro causa, gli arabi di Palestina hanno combattuto con i mezzi più rudimentali. La questione della Palestina, inoltre, ha unito tutti i paesi arabi in un odio comune per gli inglesi e gli ebrei. Se l’esistenza di un nemico comune è il preludio alla formazione di un’unità nazionale, possiamo dire che il problema palestinese ha accelerato questa unità. Dal punto di vista internazionale, gli ebrei di tutto il mondo hanno accordato la propria fedeltà all’Inghilterra nella speranza che, in caso di vittoria, essa riesca a realizzare i loro sogni in Palestina e anche nei vicini paesi arabi. Se gli arabi vengono aiutati a sconfiggere gli obiettivi sionisti, gli ebrei, soprattutto quelli americani, si demoralizzeranno vedendo svanire nel nulla l’oggetto dei loro sogni, tanto che non saranno più così entusiasti di aiutare la Gran Bretagna e si ritireranno prima della catastrofe.Il gran Muftì di Palestina Muhammad Amin al‐Husayniī[/box]
 

A questa lettera seguì un fitto scambio di telegrammi tra il gran muftì di Gerusalemme e i gerarchi nazisti. Il telegramma di Himmler ad Amin al-Husseini diceva così:

[box type=”info”]Sin dalla sua nascita il Movimento Nazionalsocialista ha iscritto sulla sua bandiera la lotta contro l’ebraismo mondiale. Pertanto ha sempre seguito con simpatia la battaglia degli arabi, animati dal loro amore per la libertà, contro gli intrusi ebrei. Il riconoscimento di questo nemico e della battaglia comune contro di esso costituisce la solida base dei legami naturali tra la Grande Germania Nazionalsocialista e i maomettani che in tutto il mondo amano la libertà. Con questo pensiero le trasmetto, nell’anniversario dell’empia Dichiarazione Balfour, i miei sinceri saluti e auguri per la vittoria finale della vostra battaglia.[/box]

Segue il testo del telegramma di Ribbentrop al gran muftì di Gerusalemme:

[box type=”info”]Mando i miei saluti a Sua Eminenza e a quanti si trovano oggi nella capitale del Reich al raduno da lei presieduto. La Germania è legata alla nazione araba da antichi rapporti di amicizia e oggi più che mai siamo alleati. L’eliminazione del cosiddetto focolare nazionale ebraico e la liberazione di tutte le terre arabe dall’oppressione e dallo sfruttamento delle potenze occidentali è parte inalterabile della politica del Grande Reich tedesco. Possa arrivare presto l’ora in cui la nazione araba costruirà il proprio futuro e stabilirà l’unità in piena indipendenza.[/box]

Ci fermiamo qui perché il libro riporta con dovizia di particolari una discreta mole di documenti ed episodi che provano la collaborazione tra gli arabi palestinesi e i nazisti e lo spazio di un articolo è purtroppo quello che è, ma vorremmo mestamente ricordare che i discendenti del Gran muftì di Gerusalemme, Amin al-Husseini, sono coloro che oggi alla parata del 25 Aprile sventoleranno le bandiere palestinesi e che per puro antisemitismo hanno fatto di tutto per impedire la partecipazione della Brigata Ebraica e delle Associazioni dei deportati.

Continuiamo a meravigliarci di come nessuno noti l’incongruenza e di come la politica, tutta, rimanga supinamente in silenzio di fronte a questo vero e proprio sopruso, un esproprio nazista della festa del 25 Aprile.

Redazione